UN SOPRANO UNICO PER LIEDER SOAVISSIMI

Siamo in All Saints’ Church di via del Babuino a Roma,
è il penultimo concerto della stagione 2004 de “I concerti del
lunedì”, organizzati sotto la direzione artistica di Dina Vezzoso,
e il programma prevede il canto, accompagnato dal pianoforte,
dei lieder di alcuni giganti del genere, da Brahms a Strauss
nel primo tempo, da Ravel a Copland e a Walton nel secondo.
Musica e poesia, fuse insieme, sono oggi le espressioni artistiche
più in voga in campo classico e l'attesa del pubblico c'è tutta.
L'attacco del pianoforte è dolce, Enrico Maria Polimanti ha un
tocco bilanciatissimo, ma il soprano Lydia Easley fa meraviglie
con “I tuoi occhi blu” nel testo di Groth musicato da Brahms:
il lied è soave nell'armonia fra voce e strumento e dà l'idea
perfetta della profondità dello sguardo dell'amata, quasi
fondo di un lago blu. Forse se cantasse un tenore non sarebbe
così efficace.
Poi di Heine è il testo di “Sera d'estate”: non si sa se preferire
le parole o le note, di sicuro la voce è stupendamente vellutata e
intonata. Nel “Chiaro di luna”, sempre su testo di Heine, le note
riescono a infiltrarsi stupendamente fra le parole e danno in
onomatopea un chiarore placido per terzine lievi. Lo sconsolato
“Canto di fanciulla”, poesia popolare serba, ci ricorda di quanto
Brahms rivolgesse la sua attenzione e la sua ‘appropriazione’ ai
motivi popolari delle varie etnie europee. “La Serenata” di Kugler
è musicata secondo un tempo allegro e partecipato, non melan-
conico come il canto precedente.
Eccoci a Richard Strauss: l'intonazione di Lydia Easley è sapiente
e piena, e rende ancor più godibile il lied “Tu coroncina del mio
cuore” con testo di Dahn; il rapporto fra musica vocale e strumentale
con testi deliziosi ci scalda il cuore, allietandoci l'udito.
La delicatezza del “Giorno dei morti” di Von Gilm è accoratissima
e si dipana nota dopo nota nel fraseggio di un grande specialista
di lieder romantici, quando il romanticismo storico fra le due
guerre mondiali e imperiali della prima metà del novecento era
oramai tramontato da tempo. Con “Domani!” di Mackay siamo
quasi alla poesia filosofica sulla bellezza del nuovo giorno nel muto
silenzio della felicità, che il nostro soprano interpreta con vocalizzi
agili e distesi. “Cecilia”, divina protettrice della musica, è il titolo
dell'ultimo lied di Strauss cantato nella serata; e nelle vibrazioni
di quella voce così espressiva, come tutta la persona, si colgono
i palpiti della passione d'amore.
La nostra fata Lydia si lancia dopo la pausa nel canto di cinque
canzoni popolari greche secondo la versione francese di Maurice
Ravel, fra le quali “Il risveglio della sposa”, “Laggiù alla chiesa”
e “Tutto allegro” ci sono sembrate le più accattivanti. Ovunque il
clima incantato raveliano ci viene reso con efficacia sognante da
questa originalissima maga del canto che tanto sembra gioire nel
darci il piacere dell'ascolto, con il piano a far da bordone come
un verone.
Con Aaron Copland “The Mother Tongue” della cantante si rivela
di formidabile efficacia, lei statunitense come il compositore,
ed i testi sono niente meno che di Emily Dickinson: “Natura, la
madre più gentile”, “Suonando il corno venne il vento”, “Perché
mi cacciano dal Paradiso?”e “Il Mondo sembra polveroso”.
L'espressività della cantante si manifesta anche nella mimica del
volto, oltrechè nella voce, ed è tenero il suo broncio per esser stata
cacciata dal Paradiso. Il pianista riesce a darci un'interpretazione
veramente eccellente, tenendo conto dei grandi jazzisti che hanno
suonato quei brani.
L'accoppiata Walton-Sitwell ci introduce al lied inglese con
“Dafne”, che è un canto di disperata ricerca della ninfa omonima.
Grazie a “Sotto le pergole dorate” entriamo nel mondo andaluso
di flamenchi vaghi nelle estati di calura e di arsura. Il “Vecchio Sir
Faulk” è una filastrocca spiritosa che sa di ballata alla Gershwin,
con le sincopi ritmate del jazz molto ben eseguito da un pianista
che mostra la sua bella versatilità, pari a quella della cantante, così
da darci un'interpretazione in perfetto affiatamento.
Due saranno i bis concessi, il primo un lied di Hugo Wolf
ed il secondo che riecheggia il Rithm and Blues: applausi
sentitissimi e strameritati.

Marco Maria Eller Vainicher
(aprile 2004)