UNA VERONA FLAUTATA

La tensione per il lungo viaggio
e l'impressione di non essere atteso
volentieri, proprio fin da ieri,
all'improvviso si dirada quando
dietro al mercato di dantesca piazza
qui a Verona strapazza sento il flauto
vibrare e arrivare dal portone principale
del magnifico e rosato palazzo della Ragione.

È Emuke che suona sublimamente,
accompagnata da Julia la mia chitarrista
classica, un po' lunatica di recital compagna
e a volte proprio magna.

Ed è subito magica guadagna
in questa tarda mattina di sole
dopo, a giudicar dagli ombrelli
da tutti in man portati senza appelli,
che ci dev'esser stato un grand'acquazzone
come quello che ha quasi fermato
la mia direzione da Viareggio
fino alla magnifica e rosata Verona ritrovata.

Son note che mi paiono arcinote
ed inanellano fra loro le esperienze mie
più belle, proprio quelle da vero sballo.

Penso ad Ale e al mio riscatto da
convivenza dura e aspra con una
donna alquanto salmastra ed
anche se la stessa Ale s'è mostrata
oscura e frale, sono il timbro e le note
del magico flauto che mi rende grato
a speranza d'alato gran destino ridonato.

C'è intorno una partecipazione d'applaudito
per il viaggiatore minimamente raffinato
ed è, io capisco, il mio amore per la musica
che viene così fortemente alimentato
e attraverso il tempo sublimato.

Finalmente mi sento fortunato e in questo
contesto medieval-rinascimental veramente
rinato e forse amato da chi ci ha creato.

Le due bimbe attraggono liete
l'attenzione speciale di ogni giovane
normale che sorride contento a tal portento
e dà il suo contributo partecipato e molto sperato.

C'è freschezza insuperata in questa performance
raffinata che a tutta la brigata permette d'esser allietata.

Poi saliremo sulla torre principale accolti da custodi
sorridenti ed il trionfo dei tetti spioventi ci farà sentire
superbamente volanti fra i cieli irraggianti sul
brulichìo dei tanti affaccendati lì viventi.

Marco Maria Eller Vainicher
(21/08/04)