STRANA COINCIDENZA

L'amara bellezza d'un'alba settembrina
come se m'avessero in duello trafitto con una colubrina
e sì che ho incontrato una nuova Serena
che con Hume e Rousseau studiò il suicidio,
portando il nome di mia figlia e la parlata toscana:
attimi magici in quel di via Giulia grazie
al sublime e fisico ritrovarsi con una
naturale e inventata appendice meccana
che risponde al nome di biciarcana.

Tutto sta nel come si vedono le cose, nelle prospettive
nuove o vecchie che ci permettono euforia o panico,
che placidamente possono svolgersi nel nostro animo,
o insipientemente crearci tensioni e incomprensioni.

Quanti atti d'amore incompresi, quanti atti d'odio ripresi:
il sale della vita, composto d'acidi e basi
nei chimismi più alchemici ed esoterici,
si nutre di contraddizioni permanenti, di
toni stonati e rintonati, poi stralunati
e rimusicati per sentimenti rinati o forzati
da ipocrisie verso sé stessi e l'altrui ragione
che così di rado raggiunge il grado di circonfusione.

Un atto d'amore, un dono, sono un premio
per chi li fa, sono un'oppressione, quasi un'ossessione
per chi non vuole riceverli, forse per paura
delle comuni reciprocità. I regali li fai
agli altri o a te stesso? Chiese un abortito
amore un dì di mio compleanno con
retorica questione sulla indispensabile copulazione
che non è mai apposizione o vieppiù opposizione,
semmai unione in trasfigurazione.

Il sole mi sorge contro lo sguardo ed è ancora
rosso: fra poco non potrò più guardarlo
eppure dà la vita, anche se in questa ex
torridissima stagione di primavera-estate
ci ha persino oppressi: il troppo stroppia.

Troppa premura ci porterà all'arsura,
troppa bellezza all'asprezza o alla svogliatezza,
basta mutare posizione, prospettiva, visione:
ora dò le spalle al sole che procede
inesorabile nel suo moto apparente e illumina
il mio foglio di scrittura con la giusta premura.

Senza il ricevente non può esistere neanche il donante:
sarà solo una sommatoria di reazioni e controreazioni.
Avrei voluto vivere anche questa occasione
di riconciliazione con la vita di una grande amica,
che ha passato più di una tribolazione
in comunione di spirito con la mia comprensione,
quale manifestazione di semplice gioia del cuore.

Ma forse ho chiesto troppo, ho preteso troppo,
ho creduto troppo di poter godere appieno
di un traguardo festoso e operoso.
Oggi così forse ho imparato che la paura
di donare e di ricevere regola il mondo,
che un amore può finire per eccesso d'amore,
che troppi abbracci soffocano, che troppo sole
appassisce, che le buone intenzioni non bastano,
che troppe energie spaventano: chi troppo vuole
nulla stringe. Eppure ci sarà sempre una ricreazione
qui e ora, mai e ovunque,
sempre e da nessuna parte.

Marco Maria Eller Vainicher
(17/09/03)