La Lupa Cavallina nacque una mattina di fine luglio dei primi anni '70 del 900 dall'unione fra una tenerissima lupa e un agilissimo cavallo chiamato Polifemo per la sua grande mole.    
Molti degli amici sia del padre che della madre non volevano credere che un tal genere di creatura potesse mai venire alla luce. Fra i lupi si diceva che mai un cavallo avrebbe potuto sostituirsi a uno di loro, e così fra le cavalle ci si chiedeva come una lupa avrebbe potuto farsi ingravidare al posto di una di loro. Eppure mamma lupa e babbo cavallo sarebbero stati due genitori perfetti per quella straordinaria creatura dotata di un cuore d'oro e di una fierezza unica. 

La storia d'amore che le avrebbe dato i natali era una delle più incredibili che si potesse immaginare, anche se estremamente semplice e naturale. Su per le Macchiarvane marsicane, ove prati e boschi si uniscono per radure incantate, in un autunno un po' freddo nacque un amore quasi impossibile fra un grande stallone al pascolo e una lupa alla ricerca di cibo. Fu un incontro più unico che raro fra due animali certo di specie non antagoniste del tipo cacciatore-preda, ma neanche affini. Eppure qualche straordinario segno del cielo volle che un cavallo baio e un lupa italiana s'incontrassero nel posto giusto al momento giusto. Fu la lupa più selvaggia e indomabile ad attirare con il suo fascino di fiera imprendibile l'attenzione del capo branco che pascolava tranquillo nella nebbia mattutina. La lupa s'era impigliata in una maledetta trappola a molla nascosta nel margine di una pista sempre percorsa dai lupi della zona di ripopolamento del Parco d'Abruzzo. Nessuno sembrava poterla aiutare nonostante i suoi alti ululati che risuonavano fra quei monti per una vasta estensione.       
Si avvicinò il cavallo Polifemo con fare insieme compassionevole e curioso: una zampa era rimasta nella tagliola e sanguinava abbondantemente. Lei saggiamente non tentava neanche di tirar via la zampa che si sarebbe forse spezzata e certo ferita ancor più. Lui agitava la fluente criniera per mandare non si sa quali segni d'invocazione.
D'un tratto, dopo due giorni di ululati e nitriti, con Polifemo che alla fine s'era messo a leccare prima la ferita e poi tutta la pelliccia rosso-argenteo della lupa, quasi d'incanto la molla della tagliola cedette ai colpi di zoccolo del grande cavallo e così la lupa fu libera anche se ferita. Grata per quella affettuosa, anche se a lungo impotente compagnia, dopo una notte di riposo la lupa un po' zoppettante si unì a Polifemo e li videro scomparire nel bosco ove avrebbero concepito quell'inusitata creatura che avrebbe allietato per sempre le loro giornate insieme.
Per essere stata frutto di un amore iniziato d'autunno e partorita d'estate la Lupa Cavallina si sarebbe chiamata Primavera d'Autunno, un po' come l' estate di San Martino. In fondo una disgrazia, la tagliola, aveva generato un atto prima di curiosità e poi di solidarietà che sarebbe sfociato in un amore così forte da superare le barriere biologiche e sfociare nella venuta al mondo di una creatura straordinaria, Primavera d'Autunno, appunto.      
Appena nata la nostra cucciola già mostrava i segni della sua forza straordinaria riuscendo quasi subito a tenersi in piedi sulle quattro zampe e a poppare il latte che la madre aveva abbondante, mentre Polifemo stava loro vicino per proteggerle da possibili attacchi di malintenzionati.
Le quattro stagioni erano passate nella gestazione di questa creatura speciale, fra i prati e i boschi di quei monti dell'Appennino centrale e tutto si era svolto nel modo più naturale.         
Poi la Lupa Cavallina, una volta svezzata, s'era lanciata all'esplorazione del mondo grande e terribile allontanandosi sempre più dai propri genitori. Finchè un giorno, fattasi grandicella, correndo con un'agilità incredibile, non fu adocchiata da Luca il guardiacaccia, che rimase incantato dall'idea che potesse esistere una simile creatura.
Luca pensò alle prime d'aver preso un abbaglio: non era possibile che esistesse una lupa così grande o una cavallina così piccola. E la sua pelliccia così rosso-setosa dardeggiava fra i tronchi chiari d'acero di quei boschi, ora radi ora fitti.    
Luca cercò di capire meglio quella sua visione così inattesa, lui che doveva proteggere per vocazione e mestiere tutte le creature del bosco. Dopo svariati appostamenti scoprì che Primavera d'Autunno si cibava d'erbe e di cortecce, di fiori e di piccoli arbusti, era cioè vegetariana. Ma sapeva anche che, essendo lui umano, avrebbe potuto essere sbranato da una creatura così libera e innocua con la natura, ma istintivamente refrattaria a ogni rapporto con l'uomo. Eppure Luca, nonostante pensasse d'esser forse impazzito, fu subito attratto fatalmente dal suo portamento così fiero, dalla sua agilità e soprattutto dal suo sguardo così seducente in quegli occhi chiarissimi.
Pensò che Lei avesse un'anima, prima delle zanne e degli artigli, così decise di porsi, disarmato e munito solo della sua capacità di parola, oltre che di carezze, su un percorso che Lei conosceva bene perché univa due vallatelle separate da un alto crinale ove Lei amava passare le giornate invernali così da controllare ambedue i versanti.
Dopo tanti appostamenti forse immaginati più che realizzati, ecco Luca pararsi davanti a quella fiera e ineguagliabile creatura. 

Fu l'abbraccio improvviso dell'umano verso questa sua creatura psicopompa che compì il miracolo: questo essere apparentemente venuto dalla natura si mutò d'incanto nella più bella e flessuosa fanciulla che Luca avesse potuto immaginare. Capelli fulvi ricci ed un leggero strabismo di venere la rendevano più unica che rara.
E così si ritrovarono per sempre uniti due esseri viventi che sembravano, come i genitori della Lupa Cavallina, provenire da origini diversissime e inconciliabili.  
Ma l'eterna forza della curiosità, dell'incanto, dell'amore aveva deciso per loro di unirli in un comune slancio vitale dotato di ineguagliata energia.

Marco Maria Eller Vainicher  

Evviva la Lupa Cavallina
che mi sbrana ogni mattina     
con la forza del suo carattere e        
col suo formidabile temperamento,         
ma che m'allieta la vita   
con la bellezza del suo esistere        
alla quale non riesco a resistere!