I PINI DI CARINZIA A MARINO
Evviva o Marina
i pini di Carinzia.
Stupenda creatura di natura
i pini e la natura
i fratelli alberi e la sorella Marina
amore amicizia sentire
di grande cuore d'origine sicura
perché più pura come le
acque che generarono Marina
d'Austria figlia in Italia
ed io figlio d'Italia in Austria
originato da ebraica famiglia
sapiente e suadente nella socialità
dell'io e lei in cantina di vino
(qual mio nome significa)
ed io là t'incontrai, Marina.
E tu di nome boemo o
moravo, comunque ‘patavo’
non avaro di sorriso caro
ma del Sud di Vienna, del
Nord di Slovenia: ogni sud
ha il suo sud ed è il nord
del sud come il sud del nord.
‘Calambours’ di risa pensanti e
carnalmente accattivanti
di biondo platino concupiscenti:
quanta trepidazione in quel salire
le scale dalla grotta ove m'ascoltasti
all'agorà terrestre ove ti perdesti
in me, staccata dagli amici tuoi
poiché da me rapita coi versi
da musica accompagnati
e da scritto suggellati, così
da poterci ritrovare anima bella
in architetture di nature gotiche
e tufiche e salgemmiche come
nelle tue sublimi colline protocarsiche
che s'ergono contro le svettanti alpi carniche.
Nella mia attesa d'un tuo cenno
io vivo: eri la più carina,
proprio la più carina di tutta la festa
e sì che c'erano l'argentina o la calabra
la rossa o la bruna, la magiara
e quella di Marino. Oh Marina
femmina magica in quel di
paese di lago d'ancestrale carica esoterica.
Quale solarità vivaddio semplice e piana
quale sottile compiacersi di fascinazione strana.
Ma tu non sei italiana?
Mi incuriosì il tuo dirti
appagato di beltà assolata
il tuo mostrarti realizzato
davanti al poeta attento
di serata protagonista compiuto
ma con l'aria un po' mesta
dopo aver detto tanti versi
sull'orrore genoano.
Sarà quel poema strano a darti
la forza di farti manifestare e riconoscere
per via d'aborrita posta elettronica?
Si può trepidare anche per una e-mail,
per un colpo di telefono,
per un atto di comunicazione
qual esso sia, vivaddio! Ma
la poesia ci dà la comunicazione
che forse non arriva da fuori e ci sazia
da sola, come il più sublime autoerotismo
che permette di librarsi in fantasia
che tutti i guai si porta via!
Marco Maria Eller Vainicher
(febbraio 2004) |