GRAVITAZIONI DI TIP TAP

Uno s'aspetta il più tradizionale dei tip tap d'americana fattura
(la tap-dance) e trova l'happening, l'improvvisazione per infi-
nite variazioni sullo stesso tema musicale, che per la danza
potremo appunto chiamare gravitazioni.
Ed è un testo d'uno scultore francese, un testo letto
e partecipato da un ottimo attore, un testo filosofico, forse
esistenziale, che scandirà gran parte della performance.
E la intensissima e atleticamente prestante Ghislaine
Avan, la magna pars, coinvolgerà il pubblico attonito in un
percorso creativo fatto di danza di ricerca fondata sull'improv-
visazione al più alto livello d'italo-parigina fattura.
Il presente che si genera nell'attimo, nell'integrità della sua
forza creativa, della concentrazione massima, piuttosto che il
già scritto che si ripete nell'atto attoriale della tradizionale
danza accademica.
Una fisarmonica, poi un sax baritono ed infine un'accordina
(strumento a fiato con tastiera che è come una grande armonica
a bocca) sono i principali strumenti che, uniti alla francofona
voce recitante, guidano il nostro viaggio dalla biblioteca del
Centro San Luigi dei Francesi fino all'Auditorium, scendendo
le scale e attraversando i vari anditi contornati dai mosaici
dell'antica Roma, quasi percorressimo un antico cammino
nella cultura itinerante di strada al di là del tempo e dello spazio.
D'improvviso compare una piattaforma circolare in compensa-
to sulla quale finalmente la nostra Ghislaine danzerà appieno il
suo tip tap, accompagnata dagli strumenti dei musicisti oltreché
dal suo stesso produrre suoni col battito ritmico delle suole me-
talliche sul legno: e si creerà un cerchio magico di dionisiaca es-
pressività. A momenti sarà il grande sassofono-baritono a sos-
tituirsi e poi a condurre la danza con le sue emissioni sincopate
intervallate alle percussioni danzate.
Nel pubblico permarrà fino alla fine l'effetto spaesante della
sorpresa, che un poco imbarazza, un poco diverte; si ride, si
parla, quasi si vorrebbe partecipare da attori a una così
inattesa azione scenica, piuttosto che da meri spettatori:
coinvolgimento e attenzione non vengono mai meno,
perché tutto sa d'imprevisto e d'imprevedibile.
È certo la spinta della roscia Avan che regge il tutto, che fa
appunto da centro gravitazionale per il pubblico, e il tip
tap in fondo diviene più che altro il sostegno, la base ritmica
della gestalt complessiva di questa straordinaria danzatrice
coreografa che ci ha così colpiti, dopo aver affascinato il pubblico
della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma per due sere con
la sua primitiva forza creatrice e liberatrice, paragonabile a
quella delle schiave di colore che, non avendo diritto di parola,
potevano protestare solo battendo i piedi.

Marco Maria Eller Vainicher
(23 giugno 2004)