ESTATE SU CAMPO CARLO MAGNO  

Si sta aprendo la nebbia che aveva avvolto ogni dove:
nel suo diradarsi appare intatto d'anni a milioni il
gruppo del Brenta, imperioso nel suo grigio dolomitico
stagliato d'ombre solatie e di bianco chiazzato dei nevai;
uno strabiliante arcobaleno circonda l'azzurro del cielo
che disegna il profilo delle cime, unite fra loro da creste
e cenge e dorsali frastagliatissime. Ma è il lanceolato
innalzarsi dei cari fratelli pinabeti, appuntiti di verde
nero, che rallegra di vita presente lo scenario imponente
sullo sfondo, così da animarlo di ciuffi impertinenti
come chiome ribelli di bimbi giganti.

Lo sguardo corre al di là d'ogni tempo e luogo per
volgersi alla memoria sapiente d'altre meraviglie:
vedo fate ed elfi musicanti nel paesaggio
incantato, volo poi sospinto dalle termiche più
ascendenti verso orizzonti sconfinati, fino a
sciami di luci a cascata che mi portano
per fiumi di cosmiche correnti d'energia
ad un immenso mare di eterna placidità.

È l'estate onnipresente che, quale stella cometa,
trionfa di luci multicolori per dipingere d'amore
i paesaggi più fantastici. Non basterebbe un caleidoscopio
di mille iridescenze, anche sonore, a ricordare i giochi
d'eterna fanciulla della forza creatrice di natura perenne.

Neanche la magica lanterna del sole nascente e semovente
e finanche calante nella sua imponente apparenza può
bastare a rappresentare la continua cangianza compositiva
dell'alternarsi di giornate splendenti con stellati profondi in
silenzi avvolgenti rispetto alle sonorità incessanti di cinguettii
insistenti, di frusciare di venti, di scrosciare di torrenti, di canti
suadenti di natura afferrante ogni senso d'umana percezione
in meravigliata attenzione.

È il cibo dell'anima che ci nutre lo spirito
di questi respiri cosmici, fatti di rinnovata
volontà creatrice di vita, mai separata dalle
alte energie generate dalla fisicità sempre in noi
percettibile di natura immanente. Per dono di super
immaginazione la mente umana può concepire ogni
mondo, ogni tempo, ogni spazio a qualsivoglia dimensioni,
fino a raggiungere il divino che alberga in lei medesima.

Ogni stagione si inanella quindi ad ogni altra,
ogni istante al successivo e al precedente, in
vibrazioni costanti e ondulanti col ritmo di
una superconduzione che trascende ogni strumento
concettuale sia in esso l’infinitesimo o l’infinito,
l’ottico o il musicale, il chimico o il fisico, nel plasma
incommensurabile di massa ed energia in reciproco
mutamento. (Già, la permanente impermanenza…).

È la dinamo potentissima dell'amore universale
per ogni elemento di natura che ci permetterà
di credere nell'ineffabilità del sempre esistito
e sempre esistente, oltre ogni umana intellegibilità.
Cantiamo allora e che sia di cuore: nessun imperatore
potrà mai incoronarsi di tanta incontenibile potenza,
potrà mai sottrarci questa carica divina che appartiene
a ciascuno e a tutti noi, come ogni ispirata poesia-
profezia che sarà di ogni suo lettore e cantore
al di là dell'occasionale autore.

Marco Maria Eller Vainicher
(mercoledì 4 luglio 2001)