DIALOGO POETICO CON SOL’E NUBI D I MIE TANTE PIANTE

Mentre capita al poeta d’ascoltare per radio una lezione su
Bartok, del quale anni fa a Budapest poté godersi un delizioso
concerto proprio a casa sua, pur di cambiare aria alla propria
dimora egli apre di primo mattino il finestrone principale del
soggiorno. E così si gode la passeggiatina sul proprio terrazzo
di sud-est, epper far visita alle sue tante piante che pazienti
sempre lo aspettano, tutte ferme e collocate al posto dato
loro a suo tempo, per ricevere, più che le sue cure, la sua più
che appassionata attenzione d’amateur dal “pollice verde”…

Piante che accarezza, spunta, libera da foglie e rami secchi per
strappi decisi, dialoga insomma sia con quelle sempre verdi,
sia con quelle in fiore anche nel mite inverno romano…
Ecco che così s’accorge, come in questo momento, della fanta-
stica cangianza della luce solare che illumina e accompagna
la propria visione - non solo celeste - su questo ineguagliabile
affaccio, sempre in dialogo col cosmo notte e dì, e che le nuvole
spinte dal vento in ogni dove rendono anche ora di panorama
sì mutante nei colori e nelle forme, tali da farle apparire
inafferrabili, dunque dal mistero di fiaba avvolte

La musica bartokiana, in questo istante, accompagna il gioco
di luce con l’ombra del pollice che tiene la pagina del ‘calepino,’
ove la penna sta tracciando questa scrittura. E così ecco il dialogo
fra ombra di punta di penna tracciante e dita il calepino reggenti.
Con le piante che sempre invitano alla comunicazione con loro
l’abotanico’ poetante e così lo beano nella semplicità dell’incontro
che è certo d’arte: evviva quelle uniche forme di vita, evviva!

MARCO MARIA ELLER VAINICHER  (25/1/25)