DALL'ALTO DEI FORI TRAIANEI

Il Campidoglio come isola, o cassero di gran
veliero e la torre campanaria a far da albero
maestro. È proprio l'Isola che non c'è, tutta
rosa contro lo sfumato del cielo che si fa
presepe notturno, tutto raccolto come castello
fantasma di gran poppa elevante dell'Olandese
Volante, inesausto pirata che solca gli orizzonti 
sospeso sull'acqua di limo.

Dietro si staglierà la chiglia per navigare
sul fantastico mare celeste dell'immaginario.
I fiati alimentano col loro vento acustico
i mondi impensati che ricreano nuovi elementi
per un viaggio lontano e vicino fra un
colle e l'altro di Roma. Sapiente battaglia
contro la tronfiaggine mortuaria del così detto
altare della patria.

Inno all'ipocrisia di stato col povero
ignoto milite a far da doppio ostaggio come
quel Biagi che fu ucciso perché rompiscatole:
prima t'ammazzano e poi ti fanno il monumento!
Così alla morte, per me civile, aggiungono
la beffa e la retorica manipolazione.

La prima stella della sera svirgola nel turchese un po'
giallino delle prime luci artificiali e la danza dei sax
ci solleva lo spirito portandoci in mondi esotici di
tangheide dolceamara. Tutto l'effimero di suoni e
colori cangianti ci dinamizza lo sguardo e così
quell'isola crepuscolare scompare nell'oscurità per
farsi memoria sognante nella cecità imperante.
Bonnuit, oh ROMine superdivine

Marco Maria Eller Vainicher