DAL CENTRO STUDI AMERICANI
DI VIA CAETANI FINO A VIA FANI

È quella ferrovia che ancora corre unica
in linea sul mare di Magna Grecia, sul mare tesoterso
verso i monti e i venti, verso le isole e i vulcani,
rossi sul fondo nero di Stromboli,
verdaranci sul fondo giallo di Vulcano.

È quella retta ferrovia che sempre trema a Rometta marea,
che sempre vibra come una corda di violino,
finché non si spezza nell'incuria di una furia
di penuria da non credersi contro l'ingiuria
del tempo e del maltempo d'ogni tempo
ove corrono locomotori disassati, vagoni deragliati,
viaggiatori disperati verso la mia Tindari,
prensile sull'acque di montagna incantata,
accerchiata da una stupida linea ferrata
sempre riempita di puzza fetosa d'amianto canceroso.

Quanto odioso è questo rissoso leader cazzoso,
figlio d'altro corroso padrone coglione di
rapinoso pontone sullo strettone della Sangiovannea
Villa messinese di Scilla e Cariddi a far da
sibilla alla camarilla di tanta tangente
per fregare la gente e il suo concorrente,
prima amato poi cofferato, insomma ferrato
come quel disgraziato di straziato
“chemin de fer” che sarà correlato
e compresso nel complesso del sistema viario
e ferroviario di ndranghetosa casa mafiosa
di nostra terra del sud come del nord.

È un continente contenente l'isola di Stidda e
camorrista sacra Corona unita dalla gesuitica conventicola
della statal Religion romana dalla Cupola petrosa
e sabbiosa di Vigna Jacobini nella sua vogliosa e
innatural repressione di pretoriana memoria
nella gloria del far commercio d'anime e danaro,
gran cacaro d'orrido vaccaro e cavallaro
che fù e sarà il Capo massimo d'ipocrisia,
gelosia e soverchia ruberia della nostra
umana gioia per tanta naturale bellezza
che ci dà l'ebrezza d'un paese più unico
che raro, il GRANDE AVARO.

Ma chi fu ucciso tra Via Fani e Caetani
ebbe forse a ribellarsi agli ordini Vaticani?

Marco Eller
(2004)