DA EINAUDI A CIAMPI: THE ITALIAN WAY TO DECAY (LA VIA ITALIANA ALLA DECADENZA).
E che non li si nomini invano: ‘mala tempora currunt’!
Nè apocalittici nè integrati: è necessario esprimersi in qualche modo clamorosamente, e che le vostre orecchie ascoltino, ascoltino bene di fronte alla celebrazione d'un uomo che insegnò la civiltà liberale anche a mio padre che con lui volle la prima laurea, pur avendo Luigi Einaudi intercesso un dì per il proprio figlio verso il “signor duce del fascismo”, secondo le sue medesime parole.
Chi vi parla, ex Ente Einaudi dal quale fu costretto a dare le dimissioni dopo inaudite e prolungate traversie morali e legali, ed ex economista in quella Banca d'Italia che dovrebbe essere di specchiate sembianze, un palazzo di vetro, ma dal cui Servizio Studi fu cacciato in malo modo e senza giustificazione alcuna, ha subito l'onta infamante e subdola di esser tacciato, non si sa bene da quali servizi segreti internazionali e interforze e nella totale ignoranza del tutto, di terrorismo di sinistra da metà gennaio 1983 (ov'era a Stanford per un seminario da Harvard) al 4 agosto del 2000, quando una povera pattuglia della polizia stradale di Civitavecchia ha scoperto l'arcano ma non l'origine, la genesi di ciò che ha portato in quei lunghi anni di politica persecuzione alla rovina propria e soprattutto della propria sfera affettiva (moglie e figlia), oltrechè della comune salute, ovviamente.
Proprio perché definitivamente guariti, qui si può parlare di morte civile, di emblematica eliminazione di una generazione a propria insaputa e a insaputa del popolo tutto, di segreta e abominevole ‘calpestazione’ di ogni principio dello stato di diritto, e perché? Perché si è nati svegli, perché si professa il principio meritocratico, perché non si fa i finti tonti: onta sostanzialmente razzista ed eugenetica, della stessa matrice delle leggi sulla razza, della stessa rottura della patria di chi si pasce di patriottismo con pseudo nazionali alleanze.
Chi vi parla è rimasto quì in quest'Italia per non cedere all'emigrazione, per testimoniare nel generale assordante silenzio, per ricordare sommessamente, tenere il cuore vigile e collegarsi ora, in questa accademia lincea che fu snaturata per volontà fascistissima, alla grande e utopica tradizione che potremmo battezzare ‘liberal-comunista’, con buona pace per i demonizzatori predoni ed evasori.
Ora che la finto-democratica dittatura militare di stato ha afferrato anche il più Liberal dei paesi, con un beffardo colpo di coda della storia che da tutte le Russie dei servizi segreti di un Putin ottimo post-stalinista, ha esteso il dominio del poliziesco e del guerresco agli USA di un Bush filosaudita e della Cia. Ebbene, Marco Eller il redivivo, che insegnò finanza e armamenti alla Columbia di New York e che per questo ricevette una ben poco seria proposta di dimissioni dalla Banca con presumibilmente lauta buonuscita per la stesura di un testo ad hoc, alza forte in questo consesso scientifico il proprio grido di dolore acchè personalmente gli sia restituita una qualche forma d'insegnamento in questo avvilito e disastrato paese, cessando questo spreco idiota.
Ma vieppiù “Voice, Exit and Loyalty” sono contro questa omertà mafiosa, acchè le cupole si dissolvano e sia restituita alla nostra storia (che poi siamo noi) la dignità che merita.
L'attuale presidente pro tempore e allora governatore pro tempore vorrà, anche per sua personale probità, far aprire un'inchiesta da chi di competenza su chi uccise civilmente tanti, troppi, insieme a chi vi parla, il quale fu affiancato da chi venne fisicamente eliminato (Ezio Tarantelli nell'84, per non far nomi e date) o fatto sparire (Federico Caffè nell'87).
Dovevo per lo meno a mia figlia questa perorazione di causa ed ora vorrei il sostegno stampa, di quei colleghi dei quali, oggi in qualità di musicopoeta e di critico musicale e troppi decenni fa' di cronista, sono certamente sodale, anche se essa è in mano alle banche che sono in mano, etc. etc.
Basta costruire capolavori d'ipocrisia, basta manipolare la storia, siamo tutti figli del fascismo, dal nero, al bianco, al rosso c'impantanano ancora in un eterno avantindrè che non possiamo né dobbiamo far durare all'infinito nell'era dell'imbonimento imbavagliante le coscienze e disgregante società civile ed economia, oltrechè lo stato di diritto.
Per debito di coscienza e di giustizia a chi mi disse di rivolgermi alla Corte dei diritti dell'uomo: il presidente di questi Lincei Giovanni Conso, che pure si è impegnato a far avere a Ciampi, e fors'anche divulgare a cura dell'accademia, il testo che forse non potrò hic et nunc leggervi per questioni di tempo, a chi soffrì la tortura nazista a via Tasso: Giuliano Vassalli, qui in qualche modo autoconvocati per proludere sulla memoria di Einaudi alla presenza dell'attuale presidente. A loro, e non ad altri certo qui presenti, non augurerei mai di passare ciò che, insieme alla mia generazione di leali, m'è stato fatto passare.
Che se ne vergognino gli altri: l'equilibrio, la sobrietà, la forza interiore vinceranno su ogni volontà sopraffatrice di ridurre al silenzio chi ha il dovere di esprimersi.
Con amore per la verità e per l'umile spirito di servizio, senza retorica.
Dai Lincei
Marco Maria Eller Vainicher
(18 febbraio 2004) |