A UNA GRAN PICCOLA ABETINA DEL BRENTA

In questo intimissimo crepuscolo d'alba
così brumoso, così fatato, così offuscato,
morbido e vellutato, voi scurissimi e foltissimi
abeti siete come elfi incantevoli che si stringono
a noi per proteggerci, silenti e diritti come fusi,
prensili, pensili, apprensivi con noi e placidamente
forti d'eleganza compiacente e tranquillizzante.

Quasi ogive gotiche impreziosite dai ricami
degli aghi verd'intenso, i vostri rami si
protendono fino a carezzarci, oh infanti giganti.

Quanto meritereste il nostro eterno amore,
voi che ci donate il salutare respiro vitale d'una
aria integerrima contro l'acerrima congerie
d'auto, bus, carri e moto-ri-ni d'ogni sorta
che, con lo scoppio del gas petrolifero, a tutti
noi appestano l'olfatto, assordano l'udito e
attentano ai polmoni, mentre noi veri stupidoni
ci avveleniamo di fretta e distrazione fino
a provocare la nostra stessa uccisione qual
genere umano in estinzione!?

Marco Maria Eller Vainicher
(Campo Carlo Magno, 29 agosto 2003)