ALL'ANTIPROTAGONISTA
Joyce, mon petit bijou
(mon toutou vivant)
il tuo volto di luce è
come un diamante (un diamant) dal
taglio antico, dai mille volti
fatti ognuno d'una luce diversa
(quali colori dell'iride più variegata).
Ti ho vista di splendido azzurro vestita
e di bianco agghindata come fata Morgana:
ho guardato nei tuoi occhi di blu cielo
e ho visto infinite trasparenze d'amore
nel profondo del tuo spirito, ho visto poi
il tuo sguardo un po' spaventato e sorpreso,
il tuo dolce sorriso asimmetrico che
sparisce appena come il gatto di Alice.
Joyce ho creduto nella tua forza di consolazione
per quell'anima persa di sconfinata solitudine.
Joyce ho potuto solo sfiorarti con una carezza
il viso diafano, appena nutrire i miei polpastrelli
con la tua setosa carnagione chiarissima
e ancora non mi sono permesso nemmeno
di sfiorarti i capelli d'oro argenteo,
come in arpeggio cadenzato
fra le note più alte e più basse
di un violino che ti disegna
quel tuo graziosissimo personalino.
Ed io mi sento subito al settimo cielo
nei tuoi occhi così trasparenti e rappresi
di sguardo tenero d'animo così delicato
e appena un po' triste (da Pierrot lunaire),
ma concentrato e attento a vivere attimo
per attimo la nostra singolarissima facilità
d'unione, che tanto ci rasserena e
ci colma d'amorevolezza profonda...
Marco Maria Eller Vainicher
(14/07/2004) |