ADAM FELLEGI INTERPRETA
AL GHIONE L'ODE ALLA GIOIA
L'ungherese maestro di piano espone a voce brani
della schilleriana Ode alla Gioia, ed ecco le note
della Nona Sinfonia di Beethoven nella trascrizione
per pianoforte di Liszt, che avrei voluto adottare
come base musicale della mia cantata su Genova
l'Umiliata (dai G.8)! Il tocco è sapiente e leggero,
certo entusiasta, ma dolcissimo. Di un vero
granmotivato supervocato!
Fellegi legge il testo in italiano con molta pena, ma con
tanto mordente ed espressione ardente; parimenti il
suo suono della Nona ci fa vibrare allegramente, così
da scordare l'italiano ben poco coinvolgente. Mia
cantata sarebbe stata letta in maniera molto ma molto
più d'accenti accurata, tuttavia altrettanto di musica
nutrita, e gli sarà consegnata secondo una ritualità
oramai consolidata e rimata.
C'è una freschezza di tocco quasi invidiabile, anche
se forse fin troppo infantile che rasserena il cuore,
bensì.
E non è tutto qui: nella sua classicità questa
diteggiatura da continuo divertissement ricorda
i minuetti di corte più che gli ideali carbonari, che
tuttavia furono del grande Schiller poeta e che
Beethoven in qualche modo volle sposare, musicando
il suo inno all'umana fratellanza ed eguaglianza.
Il tema pà papapà e papapà pà è di grand'intensità,
con qualche raro ripensamento in sincopi ritmate
e strabiliate, sempre sensuali e di gran ludica vigoria.
Il misticismo delle parole di Schiller ci solleva lo
spirito e la beethoveniana cadenza ci strugge e ci
molce nella tenerezza del lento intensificato.
Sembra d'esser in un collegio liberato di tanti
bimbi felici che non conoscono guerre e violenze,
ma soltanto patetismi e riverenze. Un angolo dei
bimbini (quanti Children's Corners!) che è in effetti
un circolo divino di angiolini e non una mera
oasi di pace, ma sta dietro le stelle e vi regna un
dio bambino e non un attempato e barbuto vindice
occhiuto. Quale beatitudine d’infinita grazia dotata,
in celestiale sagra giubilata! V'è un'intensità lirica
ben sublimata e sapienziata.
Un sol uomo, il solista appunto, ci fa sentire la
suprema forza cosmica di musica pianistica martellata,
perché dai tasti toccata e di mani fusa in opera
mentale e sentimentale ben dotata. Qual formidabile
unione di mente, anima e riflessione in tal corporale
azione. Così come in mia scrittura, che conosce di
penna l'indispensabile azione, e guai ad abbandonare
il rispetto della fisica mozione che ci permette di
provare la vera passione per tale uman divino
guiderdone! Anche il pedale entra in azione, ordunque
tutto il corpo ci permette grande soddisfazione.
Schiller fonde nella sua classicità cristianesimo e
paganesimo e supera ogni trista contabilità di religiosa
nequizia chiamata giustizia: c'è un inno alla sincerità,
un attacco alla falsità e la musica attua entusiasticamente
quel programma con note battute e ribattute, scandite e
cadenzate sui registri più gagliardi.
Ed ecco lo stupendo inno farsi commosso ma natalizio,
portatore di nuova vita e gaudio, reincarnazione
eterna di salvezza fatta di ebrezza del vivere.
Tatata, ta ta ta ci tocca i precordi e c'innalza a
nuova dimensione celeste e non più terrestre o
pedestre: il tema è troppo celebre, fondante d'occidente
e financo d'oriente per essere qui ripetibile o
riproducibile, certo è irrinunciabile e commovente
nella sua prorompenza così convincente!
Una registrazione in Vox ci accompagna come
in un Ohm che non conosce spazio o tempo,
ed è pronunciata in tedesco, perché tedesco è
vuoi il suo compositore musicale, vuoi quello testuale,
mentre l'ungaro pianista di gran tecnica dotato con
abile sincronismo visuale riesce a rispettare ogni
attacco del virtuale direttore magistrale.
Così ravviso la meravigliosa coincidenza con mia
ricerca di sostegno musicale e corale a Genova
l'Umiliata che forse vorrei ben più divulgata, ma
che comunque mi permette di magicamente gioire
grazie alla sua pubblica musical recitazione.
Seppur nel dramma di vita tanto tanto lottata e da
contraddizione determinata, in paradosso definita
e ridefinita come nel ciclo di vita/morte, pace/guerra,
odioamore, agrodolce dal forte sapore di depression
segnata.
Pàpàpà, in un sacro inneggiar perché d'intima
emozione è un sunteggiar. Così poesia cantata e
forse ballata con musica ritmata riesce ad esprimere
infinita l'infinità creata ed in creazione di dinamica
costituita. Gli acuti son sovracuti e non rifiuti di
svolgere solfeggi e arpeggi che ci sublimano in un
proteggi-proteggi, composto da tante note avvolgenti
di centri tonali o tonalità gravitazionali e intenzionali.
È pur vero che l'umano cervello è la più grande
meraviglia del creato e nell'arte musico poetica
manifesta tutta la sua potenza d'alta scienza e super
essenza! Così come questa scrittura che, lungi dall'
essere un'impostura, permette di entrar ancor più
nella intima struttura e natura di corale sinfonia
così gioiosa e portentosa!
Marco Maria Eller Vainicher
(Aprile 2004) |