LA SCONFINATA BELLEZZA INTERIORE
(DAL 5 APRILE AL 13 luglio ’24)

E’ nell’intimità di questo momento di rara, se non unica,  
forza interiore che riesco ad esprimermi in poetica scrit-
tura davanti al super celebrato Fontanone del Gianicolo;
ed è in quest’istante che riesco a superare il Faust di Goethe,
poiché non ho bisogno di vendere l’anima al Diavolo per
diventare il (anti)Maestro di SOFIA(Margherita) poco più
che ventenne, con me quasi ottantenne (cioè ben quattro
volte ventenne!). Siam forse al di là del Tempo-Spazio,
colmato da mio grand’entusiasmo per felice incontro?!

E’ nell’ineguagliabile voglia di passare a miglior vita in que-
sta vita che Marco Maria, rincontrando quella Marta Musa
dei Lincei, si volge a sua bella sorella SOFIA, della saggezza
portatrice sobria e piana, fantastica nuova mia Musa, che non
direi superdonna, ma tenera fanciulla-signora, nel segno del
Cancro nata. E se mia liricità foriera fu ed è di nuovo empito,
avendo io scansato ogni infausta volontà finitima, per farmi
abbandonare a languida volontà di (riamato) arrivare ad amare!

Dolce Sofia, sarai tu (e sei?!) nella tua discreta, intima, gioiosa
persona, mia più che celebrata Musa?! E sol per colui che ti si
approccia da vicino, non oscurata dalla vistosità di tua maggior
sorella, sempre quella, di cammeo intagliata ed effigiata?!
Pensa che ai matematici in accademia riuniti ho osato preferir
con te mio tempo di dialogo in più che soddisfatta compagnia,
tu per l’appunto addetta a rifocillante ristoro dei presenti con
bevande e biscottini, proprio nella sala dell’alcova di nordica
regina… E così, carico di senso estetico, m’hai senza volere do-
nato la sfrontatezza di fermare, appena uscito, un trio di bion-
dissime e giovanissime ‘germanine’ per proporre loro la lettura
di mia opera poetica, che è tutta ‘on line’ pubblicata, per esser
liberamente a tutti donata e mai mercificata da commercianti
editori detti, ma sol al, da me tanto detestato, profitto dediti:
vera poesia snobbando, perché poco commerciale come que-
sta che sto, per nostro mero piacere, componendo in barba
al loro ‘polipolio’, tentacolare estensione del monopolio.
La più fra lor bimbe belle avvenente era proprio d’Amburgo,
città di nascita della mia ultima, antica fiamma Franziska Maitre,
più di me stravagante sebbene ottima se donante amante,
Ugonotta d’origine ma tutt’altro che maestra di vita, con sua
madre che m’affermava che il Nobel m’avrebbero dato se più
di mezz’anno con lei insieme fossi rimasto! Eppure, eppure
quelle nordiche virgulte, rispetto all’Anna fiorentina per
Pasqua incontrata e mia prima gioventù restituitami, ben
men di Lei se la tiravano, mentre tu – saggia Sofia – mio
ballerino umore riuscivi in positivo a mutare senza parere,
divertendomi oltretutto per la convinzione che preferita
avrei sua sorella, ritenuta di Lei più bella, benché fidanzata
e con te invece libera, al momento quantomeno dichiaratasi.

(Avrei voluto rifrequentarti per ben volerti senza rapirti e
così cingerti in un, sempre giovane, cerchio d’affetto con
gran rispetto per tua persona, che sol con sua presenza ha
saputo me ispirare per gran sentimento sviluppare!).
Ma chissà se prima o poi mia poesia tanto t’aggraderà e
così tua di fiducia conoscenza mi concederai, ohilà?
Tu non hai idea di qual quanto hai suscitato in questo
svitato sì meravigliato: sei forse mia agognata ‘bimba
bomba’? Certo una colomba di gran pace portatrice in
mio animo metodicamente dubitativo, in perciocché
travagliato, ma capace di pensate del tutto inaspettate!

Ora il sole s’è nascosto dietro il profilo tardo rinascimentale,
quasi barocco, del frontone del gianicolense fontanone. Ma
tutta Roma dinanzi a mio sguardo di poeta ancora splende, con
sullo sfondo la bianchissima Villa Medici di recente restaurata
che si staglia luminosa, attorniata da suo gran parco in prospet-
tiva sovrastato dall’Appennino slavato di Terminillo raggelato,
in questa primavera da neve sulle cime dei monti riflettente
gran biancore verso occidente, qual fondo scena di teatro…

Datemi, o Numi di cielo e terra la capacità di celebrare mia
rinascita, che forse più di resurrezione si tratta, se arriverò
a sconfiggere quella bieca depressione che tanto m’ha appal-
lato per decenni, oscillanti fra i sensi di colpa e il peccato di
aver forse sprecato i tanti talenti a me donati. Ma nei limiti
d’un povero uman essere ‘superdotato’ or dunque ‘vulnera-
bilizzato’ per eccesso d’arci percezione emotiva e cognitiva,
come Franziska, pur stramatta, ben riteneva e m’affermava!

Dopo le sconfitte, ci saranno le vittorie? Non saprei, sol direi
che la carica di vita è riconquistata anche grazie all’inattesa
scoperta di Sofia la vera, che saggezza emana e mi dona al
di là del tempo-spazio or ora afferrato: è quella “serendipity”
in resilienza, che riequilibrato mi fa sentire in sincronismi pri-
ma inarrivati. Il vento, elevatosi in quest’ora ancora d’azzurro
cielo, alita su mio collo dallo splenio muscolo non poco dolo-
rante, per investimento in bici subito proprio all’inizio della scor-
sa primavera, ma mi raffresca le meningi che nutrono miei sì
apprensivi pensieri, non più neri poiché già di ieri!

E sì le evocazioni bell’e brutte poi ancor ci sono, ma nel futuro
si proiettano e mi librano verso una nuova gioventù giocante,
più piena e più saggia, per quella musa che prima compare e
poi scompare e già di nuovo ricompare per nuovamente sparire
in forse sfibrante altalena: ma io dico evviva quella rapsodia mu-
sicalmente bipolare, inafferrabile, foss’anche d’umore incurabile…

La magia dei numeri nell’eleganza delle più pure e stimolanti teorie
m’è data dalle innumeri esposizioni matematiche, che m’hanno ac-
compagnato in questa ineguagliabile giornata, con per la prima volta e grazie a Sofia un luogo sacro di cultura fatalmente familiarizzato!
Mai presa tanta confidenza con quei luoghi che alla fin fine sono,
seppur accademicamente, casa mia d’orfano suoi studi amante.
Come fu la Facoltà d’Economia nella mia Firenze d’allora e che ora
è, guarda caso, divenuta un Centro Moda, qual mia mamma pro-
mosse negli anni sessanta del ‘900, ma pei bambini di tutto il mondo…Quelle creazioni erano realizzate con le ‘sartine’ a domi-
cilio e mio primo lavoro fu portare e riportare stoffe e vestitini
con scassati motorini nei miei primi anni d’adolescenza e per me
di tanta scienza, anche se Lei così presto perdendo, mio percorso
verso universitari studi sembrava compromesso, ma poi raggiunto
e superato per divenire cambridgiano ricercatore a vita…

Se non da oggi son musico poeta, di matematica imbevuto per fantasia pura: le sferiche, trigonometriche grazie del volto e della figura di Sofia su ben formato personalino mi permettono di concentrarmi sulle mie passioni senza le quali non avrei più ragioni. Lo scrivere su questo parapetto, che tutta Roma fa abbracciare in panorama perfetto, m’evoca gentile il suo bel seno di getto qual mia scrittura in limatura, che la persona di Sofia addolcisce con ben disinvolta grazia, mentre a mia vista sposa in bianco qui compare con bouquet di zagare e suo sposo per un ‘selfie’ farsi col poeta (e suo sorriso un po’ stereotipato) così da pei posteri immortalarsi. Scoprirò che la coppia è romana-bavarese e che come me ha scelto ‘location’ di gran beltà, nel mio caso per superare lo iato che mi divide da ancora ventunenne…
Le parole del poeta saranno tanto apprezzate da quegli sposini, men tre da buon amatore m’immagino un dì la presenza di mia Musa.
Allora evviva l’indimenticabile chimera Sofia che tanta poetica spinta
m’ha in suo fiero e misterioso schermirsi donato: ”Ad Aspera Astra”.

MARCO MARIA ELLER VAINICHER    www.marcoeller.com