SULL’ITALIOTA MASCHILISMO CHE NEL POETA
QUASI GENERA FEMMINISMO.

Già, non riesco a star dietro a quanto scrivo:
troppe idee mi spingono avanti e mi fanno
svelare gli enigmi che contornano la mia
solitudine di poeta e ancor più la mia
insoddisfazione verso quel mondo femminile
che poco e male m’accoglie, per cui ad Andrevna
Karina mi son appellato perché per me Camena
pura che non abiura a sua generosa disponibilità
in sincera affettuosità, in quel di Napoli incontrata!

Mi son sempre chiesto perché l’italica femmina
tanto se la tiri e rifiuti le mie letterarie “avances”,
per lo più nel silenzio facendole cadere, mentre
io continuo a procedere, certo senza inutilmente
fermarmi a cercar l’impossibile.

Anche per Karina c’è quasi subito stata la delusione,
forse da sua mamma congegnata (meglio la nonna
m’è sembrata, perché deve far una vita proprio
sacrificata da badante d’anzian’ invalida), col
nostro mancato napoletan appuntamento.

Vien così da pensare a sua splendida conterranea
ucraina, da sua maggior sorella di ben quattordici
anni distanziata, che tanto mi fece sentir a casa
nell’alimentare suo negozio nazionale, di delizie
‘cavialose’ e ‘vodkali’ ricolmo e con tant’altre
esotiche leccornie dispensate all’italic’avventore.

La giovane m’ha spiegato che anche lei era all’inizio
qual Karina dolc’ingenua fanciulla piena d’attenzioni
per italici maschi, poi rivelatisi maldestri aggressori
cani ben peggio dei gitani o dei levantini bizantini,
poiché miranti solo a femmina soggiogare per il lor mero
sessuale piacer provare, senza vero amore spiritualcarnale.
È l’ipocrita educazione ‘cattoromanista’ che svilisce ogni
buon sentimento e trasforma maschio su femmina in
estremista predatore a tutte l’ore.

Mancanza di rispetto e per dispetto trasgressione
di regole assurde contro natura, che vorrebbero in
presunta castità principio di piacere respingente
per quello del dovere mai soddisfacente, semmai
tanto deviante. Altro che disagio della civiltà di
freudiana memoria, siamo alla violenta barbarie
della compressione repressiva di naturali pulsioni
di vita giuliva che conducono all’ostilità fra i sessi.

Vince, “as usual”, la stupidità sulla vera gioia, la vita
sé riproducente e quindi, alla fin fine, volta alla mera
procreazione, non di per sé ricreante vicende senza la
nozione del peccato, che tutto avvelena nel sospetto.
In verità la fede ortodossa, sebbene un po’ meno
artificiosa e deviante sul sesso di quella cattolica, è
altrettanto ipocrita e semisessuofobica, mentre ben
più emancipati son ebrei e protestanti che accettano
i dettami delle secolarizzate società laiche, fondate sul
principio del piacere e dell’umana natura volta all’amore,
ma in ogni senso. (Quindi nel rispetto per la geometria delle
passioni!)

Marco Maria Eller Vainicher
(22 aprile 2017)