SUBLIME LUNA, LUNA SUBLIME
Di rosso ammantata e quasi di sogno pensata:
apparsa mi sei in tuo profilo di quasi circolar’eclissi,
ma contornata di luminoso cerchio con a est e verso
Madre Terra spicchio di massima luce dalle punte
fors’adunche, che ad anello vanno a circonfonderti.
Piccola mia lun’amorosa che nel profilo d’orizzonte
so t’eleverai presto in quell’incipiente aurora e in
cielo pian piano trasvolerai per farti trasparente
ostia da tutti noi in mistica comunione unire…
Ebbene, tu t’ergi sul chiarore crescente per cosmo
mostrarmi ed infinità di stelle amar farmi!
Fra loro mille costellazioni si celebrano in grafie
astropoetiche e a me, povero poetastro, permettono
di cielo scrutare con galileiano occhio umile rivolto
all’ideale.
Il buffo è che là, a te accanto, e per me vicino fa
occhiolino, e con fare quasi bambino, la lanterna della
michelangiolesca cupola che il gran ‘genione’ disegnar
volle, per poi in Africa esser clonata e a mafioso simbolo
esser abbassata. Eppur fu di Pantheon e di mia fiorentina
ross’a costoloni creazione concepita qual miracolo d’una
sua ‘ingegnerosa’ statica a doppio strato (e dico poco!).
Ma a me piace riconfondermi col cosmico mistero
che sarà sempre tutt’altro che austero, bensì tanto
giocoso quanto rigoroso, in sue leggi copernicane e
kepleriane come galileiane e newtoniane di eterna
energia di vita, che a nostra povera mente concedon
d’inverare e a qualche grande perfino inventare, più
che scoprire in einsteiniana orgiastica saga!
Oh ‘scoprinventore’, razza di creatore, scienziatone
massimo, sarai tu in grado, coi tuoi buchi neri (ch’
eppur d’esser tali non san proprio d’esser) e l’onde
gravitazionali e i fermioni e i bosoni e tutt’i quanti
indeterminanti; sarai tu, io mi chiedo, a meritare la
illimitata energia che com’acqua sorgiva sarà libero
bene o non piuttosto nostro uman genere di femmine
e maschi composto e vieppiù di classi combattenti per
sua material natura in sinecura, ordire sì orribile fattura?
Così da ‘cosmicatomicamente’ distruggerci?
Un ciuffo di ‘pesconoce’, ancor più bello di ‘japonico’
ciliegio da fiore, per gioco di prospettive si pone
in mia vista fra luna e cupola, con sua capigliatura
di creature che nascono e rinascono, sorgono e risorgono,
poi muoiono e rimuoiono, ma in botanica rigenerazione
sempre vive rimangono, evidenzia quanto la convenienza
classificatoria dei tre regni sia illusoria per centro vivo di
nostra terra ch’eppur ispirò i fuochi d’inquisitoria cretineria
aleatoria con massacro di povere streghe d’europea matrice,
ma anche a Salem immolate, e furono in 150 anni più o meno
un milione e mezzo, talché io possa dire: ‘signori miei, d’ogni
ben organizzata religione di massa, guardate che son troppo
di spiritualità fatto per poter esser di voi un fedele adepto’.
Oramai il chiarore si fa lucore e l’abbraccio del sole mia
terra in fin ‘abbaciante’ diverrà abbacinante, tal da esser
fiso mai potuto. Ma dall’indaco blu d’azzurro si tinge
l’oramai slavato stellato e diviene calotta illuminata
senza più quei forellini di colapasta ch’io bambino in
mia tenue fantasia immaginavo. Son proprio un ‘troiaio’
se mi permetto di scriver in appretto simil fesseria
perfetta, quasi tutto fosse in da bambin giochetto e
tuttavia è con cuor di bimbo (di matematica innamorato)
che certo tutto dall’increato fu creato!
Già signori miei lettori, perché non vedere nel bimbo
da mamme infinite generato e prim’anche da babbo
concepito, col Creator magno più vicino all’inizio di
vita che non il vecchio nonno del ‘buonarrotato’ che
sua mano al dito indice di ‘nudon maschion’ concede?
Già la Sistina cappella coi puttini e gli angiolini qual
‘melodiani’ musicanti nani e quelle altre creature
che lillipuziane appaiono…
Generosi antropomorfi ben malnati a vostra immagine
e somiglianza per pretenziosa baldanza tutto cosmo
voleste associare, per poi il vicevers’affermare.
Ma lasciamo fare e tant’ingiustizie di violenza affatturate
dissolviamo, lasciando stare in sua delicata tassonomia
il nostro (e mio vieppiù) Charles Darwin mutante,
perché fra evoluzionisti e creazionisti mai dibattito
fu più accademico-specioso e per intelligenza nostra
super oltraggioso.
Gran fuoco oramai s’erge dal terrestr’orizzonte per
presto impedirmi di scrivere e vorrei proprio ridere
nell’immane tragedia che di arcipotente idiozia è
metafora guerresca, guerresca metafora di abietto
potere che in Vatican è annidato e diabolicamente
insediato. Miei cari, ma insomma, vogliamo, e finalmente,
superar in nostra mente orient’e occidente, islam e
‘cristiana buddità di Manitou’ per arrivare agl’indù e
ai talebani puttani, ciascuno in sua cultura di natura?
Sarà con gran profitto che aboliremo la perfida logica
del profitto, col suo denar’arcano, e sarà nostra
l’emancipata e libera futur’umanità: basterà un po’
di buona volontà, in secula seculorum amen.
Marco Maria Eller Vainicher
(8 settembre 2018)
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