OVE LE PAROLE NON BASTANO
(nel tabù della solitudine)

In questo ‘Quatorze juillet’ mi beo
di solo a casa stare ed eccomi,
per mia felicità, a gran trio evocare
di fanciulle-medico ritrovate a
mo’ di Sourabha, in cima a quelle
scale di Badami, che per mia di vita
via sempre conducono e mai fermo
a star mi fanno, anch’in memoria
d’ella bella, l’Indianin’innamorata.

Quas’io assonnato, su parapetto a me
di fianco ecco apparirmi le tre Grazie
di polacca origine, con fra lor più piena
d’ineffabil gentil Graziosità (“Cuteness”,
in India direi) l’intensa Marta di gran
beltà dotata, con Eva la prima donna e
Pauline di Bonaparte reincarnata sorella.

Chi più mi parla è Eva la fortunata che, per
sua gran espansione d’animo, in sempiterna
beltade il ben e il mal conoscer a noi tutti fa.
Mi sento in Grazia di terrestre Paradiso
e senza da original peccato macchiato e
abusato, con Marta che gentil fisa mi sguarda
deliziata, donandomi tutta sua generosa
ammirazione, quando io amor da lei vorrei.

Qual Adamo primo uomo di Abramo, poi
da Gesù rinnovellato in testamento nuovo
d’evangelo arcan’autore e salvatore, io già
beato mi sento per miei dolci pensieri che a
vita nuova aprir mi fanno, qual Dante di Beatrice
in Antifaust di Margherita redentore ‘lapillato’
più che lapidato, con tizzone d’ardente desiderio
primo martire cristian Stefano immortalato.    

Scopro nuovo senso a già note parole,
ché son vuote se non pronunciate col cuore.
Son i sensi nostro eterno tramite: d’azzurra
tinta sue pupille chiare vedo e così mia anima
traslucida rispecchiarsi può in quella di Marta. 
Mentre suo biondo cenere in mio cenere
biondo s’accoppierà in comune sensibilità,
senza alcun potere esercitar dovere, ma in
reciproca fragranza cosmica unione realizzare.

Copula mistica sotto la magica cupola
che mal e bene ingloba e a noi è sovrastante,
ma per viltà ecclesiale fedifrago messaggio
a noi sarà sottostante. Marta ‘marzialena’
ma mai della guerra spunto, l’Elena di
Troia rievochi senza infiniti lutti fra Achei
e Troiani né provocare né tan meno evocare,
bensì orizzonti di sconfinato oceano d’amore
prefigurare, disegnare, dipingere, colorare
e infine suggellare per sempre racchiudere.

Ciao Marta, che tuo nome in dolcezza muti e
a nuovo significante quella parola con me conduci
a per sempre ciò voler io arrivare a testimoniare,
qual poeta dei poeti e non traduttor dei traduttor
d’Omero, che non vorrei proprio scimmiottare quasi
nel fantastico sito di Badami per sempre rimasto fossi!

Marco Maria Eller Vainicher
(14-15/07/2013)