NICKY NAME
Son tornato indietro per caso:
ero proprio accanto al mio antico
luogo di stupenda vita, quando
in quel vicolo della Moretta ero
confinato coll’ispanico chitarrista
da Franco fuggito ed andavo nel
meschino ‘quotidie’ a trascinarmi
in quel di via nazionale a fare il
damerino del capitale, in tant’odio
sempre avendolo.
E te vedendo, il Nicky nazionale:
tuo nome ho pronunciato che eri
come da sposo vestito con qualcuno
che ti portava i fiori e sùbito t’ho
chiesto: “Ma sei il poeta?”, e te:
“Tre libri ho scritto” m’hai risposto.
“Di Genova, di Carlo Giuliani hai
fatto un pamphlet e di Fausto sei
amico”. Così hai sùbito familiarizzato
col tuo orecchino monolobico e l’aria
tanto sveglia.
Pronto un bigliettino m’hai dato
per trascriverti il mio sito poetico.
Tanto cordiale mi sei sembrato
e non hai fatto in tempo a dirmi
che eri di corsa, m’hai solo guardato
sentendo la sofferenza del perseguitato,
quando abbiamo riso di cuore
sentendo insieme che la mente
dell’internazionale terrore, figuriamoci
di sinistra, m’era stata assegnata.
Aggiungo io, come quando a
meno di dieci anni di Einstein
l’intelligenza dall’Unesco mi fu
data ed eugeneticamente attribuita
per da baraccone fenomeno strano
esser riconosciuto da familiari e
sprovveduti vari.
Quanto ho rifuggito questo mio
esser diverso come forse il tuo, che
m’hai con tuo sguardo comunicato
e d’identità donato dal fondo di tuo
animo ferito, politico dimidiato e da
me subitamente e inconsciamente
approcciato.
Sarai capace di entrare con me
in comunicazione palmare?
Avrai la forza di venirmi a
trovare, dopo che per nome
m’hai voluto chiamare e forse
la mia “Genova l’Umiliata (dai G8)”
andare a vedere per poterci rivedere?
Ho inteso la tua gran sensibilità,
chissà se la politica potrai e/o saprai
restituirmi senza odi fasulli,
a me che di scorrettezze son stato
così massacrato perché di troppe
attese e fiducie ‘aspettivato’.
Un attimo è stato, ma forse m’ha
compensato di tante orrende
delusioni, delle cattive sorprese
e mia di riflessi prontezza nel
pronunciare il tuo nome
m’ha permesso di illudermi
per un’ennessima volta:
così non potrò mai rinunciare
né di fronte alla vita né alla
morte, che incessantemente si
succedono in nostra sensibile
esistenza e coesistenza, ad agire
d’impulso rispettando il più
profondo del mio animo in
modo d’attimo afferrare per
sempre voler risperare come
Tao volle dettare.
Marco Maria Eller Vainicher
(9 giugno 2005) |