MEMORIE

Non avrei mai pensato di scrivere
sull’atto di battesimo di mia mamma
e nella caletta sotto la sua casa di nascita.
Ma ciò accade mentre riesco a incontrare
il don locale che, in attesa d’andare a
una processione in un paesino dell’entroterra,
trova subito il gran registro dei battesimi e
me ne estrae fotocopia, dopo che gli ho citato
tutti i miei sacrali ascendenti fiorentini, mia
città natale dalla quale qualche giorno fa
arrivai per entrare nella fantastica romanica
parrocchiale di Sant’Andrea, ove appunto
mia mamma fu battezzata in quel 12 febbraio
del 1920. Son ora con lo storico locale e mi
cattura una bizzarra coppia paraletteraria,
che funge da argine sacramentario finché
la chiesa non verrà chiusa per la notte.
Stasera invece colgo per miracolo il Gianluigi
Don oracolo che mi dona generoso tanto
documento per me così arciprezioso.

Rimarrò commosso e meravigliato,
mentre così arduo m’è lo scrivere su questi
sassi della caletta che immagino “la Pietra”
nominati, mentre tanti ragazzini urlano
scatenati dopo un polipetto aver catturato
e la doccia fare tutti insieme in gruppo
assemblato. Sono appena arrivato sotto
i prati verdi del giardino degli Agnelli
che tant’Irlanda mi ricorda dei Drudi
al tramonto di Galway o similia, ma con i
rododendri al posto dei mediterranei oleandri.

Una giocosissima coccinella a pois sembra
mia nonna Anna, che tante volte si sarebbe
voluta trasformare in un piccolissimo insetto
volante per volteggiare con me in qualche
valigia nei miei viaggi non proprio nei paraggi,
ma tanto lontani da portarmi a sentirmi un migrante
giocante per ben dieci lustri da Levanto e Bonassola
lontano. Son tornato adesso a quest’amata casa marina,
in mezzo a questi liguri ombrosi e un po’ scontrosi, ma
non mi aspettavo tanta bellezza in suprema tenerezza,
alimentata da questa brezza purtroppo assatanata
dalla continua berciata di questi strillanti villeggianti,
così come i locali e stanziali. Il disturbo acustico per
fortuna è compensato dalla bellezza dei giardini sul
mare che zia e cugina di Lipari mi ricordano, oltre
alle ortensie dei crepuscoli celtici e quasi atlantici...

Marco Maria Eller Vainicher
(Levanto, 29 giugno 2005, le 8 meno ¼ di sera)