IL FAMIGLIO

Non avendo una famiglia,
anzi una sfera affettiva
purchessia, con figlia e
sorella, sempre quella,
capaci solo di mandarmi
a quel paese, se non di farmi
sentire un intruso nel loro
mondo, financo un soggetto
per le medesime tanto faticoso
quanto insipiente: insomma
quasi un mostro. Ebbene
guarda caso proprio per
questo, ma senza volerlo,
il destino m’ha fornito una
persona da me appellata
famiglio al posto d’una
inesistente famiglia, ove
i miei nipoti son stati
educati a vedermi il meno
possibile, siano essi i ragazzini
in discendenza diretta, sia
i più grandi figli di mia
sorella, sempre quella, cui
potrei addirittura rubar
l’alloggio che a lor madre
garantii e ove d’altronde
nemmanco una notte m’è
stato dato di trascorrere.
Eppoi c’è il bisnipote, che
tanta vita di mia sorella,
sua nonna, sembrava d’
allietare, ma ora più non
se ne parla perché di trop-
pa gioia portatore sarebbe
in quel giulebbe che in
litania s’è mutato per
ipocondria di sua ava pia.
Ma all’ingegnoso
facitor di gioielli,
tanto poveri ma belli,
porta il nome di uomini
salvatore ed è da El
Salvador proveniente
(non per niente!).
Insomma, dovrei dire che
lassù qualcuno mi ama, chè
quaggiù vituperato fui tanto
da esser di mente ammalato.
Fanfaronate? Purtroppo, son
di Veritate tutte le vicende
appena narrate, che vorrei
proprio superate se non
quanto meno migliorate!

Marco Maria Eller Vainicher
(09/09/2021)