AD ANSELMO

Difficile è delimitare per coloro che qui restano tua gran figura singolare.

Sempre ti ricordo in tua sconfinata carica umana e sovrumana d’uomo buono a disagio con il prestigio del tuo
e nostro mondo che di potere, denaro e successo nutre sua sottrazione di senso, sensi e sensibilità.

T’ho conosciuto e sempre ti ricordo, oh Anselmo, con tuo superbo elmo ben protetto e mai genuflesso ai padroni,
certo con te sornioni per profittar di tua generosità.

Hai sempre cercato di viver libero da ogni conformità alla stupidità del vivere morendo, volendo morir vivendo.

Così non ti sei privato d’ogni più beato da altri definito vizio o stravizio per non guarire morendo sano, dunque invano.

Come uscire dalla cura senza soffrire da questo per chiunque purgatorio se non saper morire nel sonno e senza danno?

Per chi rimane gran vuoto resterà senza più poter ascoltare il tuo gran vocione sapiente e in continue battute ribollente.

Tue bimbe e consorte hanno avuto sì gran babbo e marito che sempre con sé serberanno per la fierezza buona che ti ha distinto in superbo istinto.

Complimenti per la tua stazza da naviglio d’altomare che ognuno ha saputo amare e soccorrere, rimarrà a noi in cuore tua simpatia senza apatia!

A presto tutti ritrovarci in vero oceano d’amore, che or non c’è dato di già conoscere ma che al poeta è permesso di testimoniare per farci tutti rinascere a vita nuova vivere.

Marco Maria Eller Vainicher
(Terracina, 8 settembre 2009)