A E DA ZIA ISA DI LIPARI

Nello sfogliare il catalogo delle dediche
per la mostra “Una Vita per le Eolie” a te
intitolata, forte zia, penso alla fierezza
e dignità di una grande Eller Vainicher
che riuscì a dare tanto, a volte inutile
e sprecato, insegnamento a questa gente
eoliana che direi arricchitasi di turismo
e tuttavia impoveritasi di spirito.

Scrivo da questi scalini di tua mostra oh
zia, e il ragazzoto che tiene la guardiania
neanche è stato in grado di pensare a
darmi una sedia per scrivere. Penso all’ideale
d’avere pochi studenti su un monte o
in un’isola e invece al mio amaro destino
che in questo ingrato paese m’ha tolto
l’insegnamento, condannandomi ad
esser tacciato di “terrorista internazionale
di sinistra” dai vili servizi “segreti”
interforze, detti “Intelligence” ma in
realtà “Idiocy”.

Ciò per esser stato un pensatore del ’68,
poi professore diventato perché a quel di
Cambridge (U.K.) chiamato e super laureato,
con insegnamenti da Harvard a Stanford,
da NYU a Columbia di New York.

Che vergogna nazionale, meglio internazionale
questo scandalo vivente, quest’affare di stato
latente; tuo nipote il professore oramai
sessantenne, capace di scrivere sugli scalini
di tuo ex ostello della gioventù su tradimenti,
ingiustizie e meschinità varie.
Saprai bene che qua sono arrivato per cercare
di riavermi dopo che or è un lustro vidi ancora
vivi i tuoi figli Attilio e Gianni, mentre Caterina
e Gustavo neanche son capaci di salutarsi e
ritrovarsi in mia compagnia e son tutti intenti
a gestire la lor non comune attività da te
iniziata, quasi fosse stata un “Invito alla
Lettura” di queste isole innamorate di terra,
mare, cielo, e in primis, fuoco!

Già l’origine dei venti, le lave incandescenti,
gli scenari potenti e struggenti, come te che
da un temporale fosti bloccata a Vulcano,
mentre una spedizione di paleontologia
seguivi per tua curiosità di studiosa.

Chiedo al ragazzo, che il liceo scientifico ha
ora concluso, se il nome di J.J. Gould ha
mai sentito, ma il più grande paleontologo
della nostra generazione, mio collega ad
Harvard, mai sembra sia stato studiato.

Povera zia, il cui nipote del Darwin College
è membro permanente e antropologia
culturale ha in quel di Firenze tanto studiato,
quanto disperso appare il tuo insegnamento
al di là della tua occasionale celebrazione.

Eppure in tua foto col basco e il sorriso così
di gran luce dotato nel color seppia virato, dà
l’idea di uno straordinario luminoso cammino
che lo scrivente cerca col Tao di percorrere,
dialogando con tutti i suoi occasionali interlocutori
e uditori, sostituendo il mancato insegnamento
coi rapporti più umili e schietti, e per nulla
istituzionalizzati.

M’appoggio a tuo album di dediche, io ‘distruttore’
della “mainstream” o corrente dominante del
pensiero economico borghese, in questa corrente
d’aria e di memoria creatasi dopo un’intera giornata
di decisi e scrocianti temporali estivi. E mi chiedo
perché (per l’eternità) chi la verità cerca e dice, deve
troppo pagare, con la dissoluzione della propria sfera
affettiva ed emotiva.

Se la potenza dell’umana mente è superata solo
dalla forza del cuore, dalla capacità di amare
anzitutto la propria storia, allora mettere il
cervello nel cuore è una necessità “a fortiore”
di tutti i mistici e ancor più dei laici.  

Intanto sento la durezza e la freddezza delle altrui
scale sotto il mio didietro e devo interrompere
questo componimento strano!

Marco Maria Eller Vainicher
(10 agosto 2006)