TEODORA

La classica bellezza
d'una bellezza classica:
biondazzurra quale sole marino
scintillante e tremolante al mattino,
biancorosa lattiginosa quale luna
splendente in un notturno cielo di stelle.

Teodora di Grecia dagli
zigomi così alti e così pieni
dalle labbra così carnose
e l’incarnato perlaceo
che traslucido si mostra prezioso
a contenere le piene forme leziose
e vieppiù per ogni sguardo fascinoso
in sé compreso e delizioso.

Teodora di Bisanzio, regina o principessina,
tu mi evochi la mitica Taormina
anch’ella di Magna Grecia quasi regina
ove incontrai decenni fa una Dora
meno divina ma di forte temperamento,
tua conterranea e gran pianista che
concerto di passione volle offrirmi,
mentre in un luogo di musica ora io
ti evoco nella felice gentilezza di tuo
spirito ragazzo e ciò mi rende quasi
pazzo se non paonazzo.

Teodora che conosce la sua avvenenza
d’un’Afrodite di dio Pan sposa perenne,
vero paradigma del pensiero classico sul
più alto dei canoni di beltà e prosperità,
da me all’inizio neanche vista o intravista,
poi scoperta nel suo eloquio tenero-austero
che afferma la sua presenza senza riverenza.

Quanto ogni persona dotata d’estetico senso
vorrebbe frequentarti, musa delle muse,
perché d’Afrodite rediviva parente nel suo
classico incedere elegante.

Teodora io mi sono scusato per non averti
subito notato, ma meriti certo ben più d’una
mia poesia che col cuore t’offro tuttavia,
perché senza volere m’hai donato un
momento d’eterna beltà che sa di felicità!

Marco Maria Eller Vainicher
(17-18/03/2007)