SARÀ DIANA?
Nel cercare l’appoggio a mia scrittura,
ove lasciar traccia poetica a memoria futura,
per deliziosa creatura fiera e splendida
in sua quasi albina capigliatura
che mia troppo matura richiama,
m’imbatto nel foglio che qui dietro reca
traccia da Lei disegnata di nostra preziosa
transazione (pianistica) grazie alla quale
per destino, c’incontrammo, un po’ subito
pungendoci a vicenda quasi ape con calabrone
ronzando...
Lei con i suoi occhi azzuri penetranti e in
portamento altero mi sguardò rimproverante
per non aver io proveduto a rimuover da solo
l’ostacolo che il coperchio dei tasti, allor per me
segreto, non mi permetteva d’aprire.
Oggi invece tutti gli ammennicoli che lo sfiguravano,
sua sponte ha dichiarato di voler togliere ed
anche di concludere con me l’uscita di tal musical
strumento amato da quel sublime caravanserraglio
che lavorar la fa.
Sara m’ha poi dell’idioma di famiglia Diana in purezza
confessato, talché ho potuto a noi ricordare il passaggio
al barocco dal manierismo con “La Caccia di Diana” dal
Domenichino in fantasia dipinto forse nel 1630
(e chissà dove conservata, tal pittura dal fato a noi
designata, tramite mia memoria immediata).
Così m’è sembrato che la gran bella Sara, da me subito
impalmata con i più sinceri complimenti per essere stata
dalla natura favorita, autentica poesia sappia riconoscere
e unico omaggio vero accetare com’ io sua persona ho
saputo ravvisare per nuovamente poesia creare, sua figura
da dea in me celebrando.
Marco Maria Eller Vainicher
(27 novembre 2017) |