PER LA PIU’ BELLA DEL CORO DI MOSCA?
(La bellezza potrà salvare il mio mondo col mondo)

E’ un coro a cappella ottimamente intonato, con
assoli vuoi femminili vuoi maschili di rara potenza
vocale, ma la più bella - a mia prima vista subito scelta -
e che sembra quasi a me nascondersi dietro il maestro
direttore, esprime un fascino singolare nella sua
ritrosa discrezione atavica, che riesce a comunicare
una profondissima femminilità: ella è forse d’arci bella
bontà angelico-luciferina per tutti coloro che sapranno
apprezzarla, nella sua fantastica avvenenza non solo
sensuale, ma ancor più spirituale in tanto ispirato corale.

Dopo tutto è a Mosca che mi persi mezzo secolo fa con
ver’innamorata d’alto lignaggio artistico e Lei m’è fra
le svariate russe coriste capitata proprio di rimpetto,
nei suoi lisci capelli bruni, ben spartiti e appena sulle
sue spalle discendenti, che Le incorniciano un ovale di
viso in piena forma direi perfetta, con taglio d’occhi su
ben proporzionato nasino e carnose labbra rosse naturali.
Talché alle superbe Madonne di Piero in pensiero d’arte
sua effige mi rinvia e così perfino ammirando la sua scura
divisa a gonna lunga così austera, le sue (immagino
delicatissime) grazie a tutti noi celando, vera Musa canterina
è, intima poesia generando, benchè lo scrivente ignorando…

Dalla sinistra delle sue piccole mani, che insieme lo spartito
reggono, su due delle dita rilucono dorati anelli che vincolo
potrebbero ahinoi mostrare e fino a quello matrimoniale?
Lo sguardo è di glaucopide dea, come miniata in cilestrino
cammeo, mentre sua minutezza è colma di fierezza che avverto
nel suo involontario fronteggiarmi, quasi la coincidenza fosse
dal ciel voluta dato che i canti son quasi tutti sacri, nella loro
così elegiaca partecipazione lirica.

In tanta concentrata e tranquilla emozione mi vien da ricordare
la (bionda) fanciulla col liutista concertante che furono, or’è tre
lustri e lor malgrado, i protagonisti di mia immediata poesia,
almeno a Lei subito fatta conoscere in forte commozione: come
può questa mia (bruna) ancella sapere che sto, grazie a sua - e
per me altamente poetica - vista, ispirandomi? Anche se ogni
tanto, fra una lettura dello spartito e l’altra, qualche sua vaga e
involontaria occhiata verso di me, tutto intento a scrivere di Lei
sul dietro del programma qual mio foglio di fortuna, vien
concessa di sfuggita cosicché ne possa incontrare lo sguardo,
per lei tutto preso più che dallo spartito, dal gesto sicuro ed
esperto del ben piazzato direttore che il bel canto conduce
un po’ sornione e gigione, tuttavia in autentica partecipazione.

E’ bello per me poi rammentare che in questa sala, allora
dell’istituto italo latino americano, fui in pubblico riconosciuto
come poeta da ispanico letterato ed ora compongo alla
strabiliante bellezza che supera lo spazio/tempo in ultronea
dimensione appartenente solo alla magia della poesia, che
si sta pascendo della musica corale con sua diva corporale!
E’ nella mossa di suo capo, a sua figura ben proporzionato, per
riordinare i suoi capelli lisci e belli, che quel gesto di ripetuto
aggiustamento me la rende ancor più tenera, ora che dietro le
orecchie ha sistemato sua capigliatura e sorride nella tempo -
ranea condivisione d’un canto ritmato su spartito di sua vicina.

Malgrado il freddo che arriva da fuori, ora quasi sudato son rapito.
mia Musa, musetta mi sembri perfetta per esser colta qual rosa
rossa e col lungo gambo da forse troppo sensibile musico poeta.
Un incanto impossibile, una suggestione inarrivabile? Esiste?
E pensare che solo ora noto il traslucido pallore alabastrino di
tuo diafano volto, che appunto incanta e per mai esser obliato.

Se nella bellezza del creato è la conoscenza, sol che ti fosse dato
di sapere quale e quanta sentita forza poetica sei stata in grado
di suscitare, al di là di tutte le barriere linguistiche e convenzionali:
grato ti son e sempre ti sarò, se mai a leggermi riuscirai?

Marco Maria Eller Vainicher   
(giovedì, 7 ottobre 2021)