LA PICCOLA IGNOTA

È nel suo gesto pudico che m’inebrio
d’elevato amore, per lei suo e per me
mio, in sguardo non cercato né voluto...
Fui a lei destinato, bruna dolcezza, così
immantinente da varcare la soglia silente
di suo corpo mistico a me involontariamente
donato e per sempre in poesia sapiente immortalato.

Fra quelle braccine conserte di bruna adolescente
su natura sempre amata, bellezza procreante ma
finalmente anche me proteggente in fantastico
suo nascondersi avvenente, che ora svolgo e colgo
quale ricerca permanente d’assoluto rispetto,
ricongiungente nostre anime perse e tuttavia
per noi ritrovate dopo mia scomparsa anche per lei
repente, così da discrezione non imbarazzante
esercitare su giovin boccio fiorente.

Sempre ti penserò, bimba sorprendente, sempre
a te m’unirò, senza fisica bensì metafisica agnizione,
fatale riconoscimento di simbiosi universale per
immagine visuale non solo frontale ma anche tergale.
Là sta il cuore intoccato del creato nell’istante quasi
compiaciuto di disvelamento pranico, sublimico.

Marco Maria Eller Vainicher
(7 luglio 2013)