LA FANCIULLA E IL LIUTISTA 

So io scrivere d’azzurro e d’oro soffici
mentre il liuto d’Irak suona sul palco per
mano di eccelso musicista compositore?

So io vedere l’arrivo di rimpetto di
fanciulla sconsolata e rapita in suo
sguardo di tralice, oltre il ‘tarim’ dal
modo vibrante di microtoni glissante?

Lei in fondo qualche occhiata mesta
lancia sovra pensiero verso la mia persona
in scrittura amata e assecondata
da tanta musa musicata negli
acuti insistiti di arie mesopotamiche
e iraniche. Il rondò derviscio
dell’ostinato sufino fa immaginare
le danze rotonde delle spade ed il
canto interiore del dialogo superiore.

L’applauso è convinto e non finto
mentre la giovane languida si carezza
le fluenti chiome bionde quasi fosse una
miniatura nel cammeo di suo volto stupefatto
e un po’ astratto, come la composizione
di questo perfetto interprete di sonorità
liutistica e molto molto fantasistica.

Sono elegiache le sue bagatelle e un po’
tristi mentre la fanciulla nell’azzurro dei
suoi occhi e del suo gemello vestire
si perde lontano nei vaghi pensieri un
po’ enigmatici, un po’ trasognati.

Mi sembra d’udire il carillon di
mia infanzia, col ‘terzo uomo’ che
dava tanto mistero e tanto intrigo
a quel mondo di dopoguerra viennese
mentre qui siamo, ahinoi, nella
memoria presente di pseudo dopoguerra
di Bagdad così martoriata e bombardata
dopo esser stata per lunghi anni cancellata
con l’embargo concepito ad esergo per
tagliar fuori quel popolo dal resto di
pianeta rendendolo senza meta,
quasi fosse una stella cometa
trasformata in buco nero ove
s’avviluppa l’energia negativa di guerra
senza possibilità d’uscita viva.

Ritorno col mio sguardo sugli
occhi bassi della fanciulla dal
volto assorto d’un ‘Pierrot lunaire’
e la sua dolcezza mi travolge
con le note del liuto in basso
continuo. Poi una variazione
mi dà respiro e quella figura
angelica m’intenerisce subitanea:
vorrei testimoniarle quest’attimo
d’apparizione strana e arcana…
porgendole la mia composizione
che spererei proprio non vana.

… e così poi sarà sulla piattaforma
musicata e super illuminata sotto gli
sguardi per noi invisibili di tanta folla
plaudente al liutista bissante, dolce
creatura intensa alla quale potrò dedicare
questa mia ‘quasi poesia’ che sarà
da lei letta immantinente, me presente e
prima pressoche sottoscritta quale ricevente
col suo doppio cognome di referente.

Viva Laura, Laurina, Lauretta,
Laurangela, meravigliosa Laura,
che tutto il petrarchismo mai potrà
arrivare a narrare nel suo lirismo…

Ma perché sei subito fuggita
da mia solitaria vita?

Marco Maria Eller Vainicher
(sabato, 27 novembre 2004)