LE TRE PIETA’  (Dal 23 febbraio 2025 al 28)

Nel vestibolo della Pinacoteca Vaticana da qualche tempo
sono state allineate le ‘gipsoriproduzioni’ delle tre sculture
che Michelangelo volle dedicare nel suo arco di vita alla
stessa mistica tragedia, che in ‘fotopoesia’ mi sentii di ri-
pensare dedicandomi alla sua prima creazione, che ora co-
me allora è in San Pietro ed è appunto detta ‘Pietà Vaticana’.

L’ineffabile è che quel bianchissimo gruppo scultoreo, anche
per me d’assoluta ispirazione ‘marmorea’, m’appare d’improvviso riflettersi sulla grande porta a vetri che separa il vano di entrata
da quello d’uscita della galleria, così da renderlo illusoriamente
come bronzeo e dunque qual fosse d’ellenistica fattura: quasi che
per incanto mi si disvelasse il segreto modello cui in Rinascenza
avesse potuto rifarsi il sublime scultore di sì tanto ingegno!
Oltretutto da quel lato si va per una mostra su due famosi volti
scolpiti dal superdotato Bernini, uno di beato e l’altro di dannato:
quale superlativa coincidenza artistica nella storica successione!

Che una semplice ottica illusione possa ispirare una ‘metavisione’
è dono poetico da memorare e rimemorare, per a tutti divulgare la
possibilità di collegare la scoperta con l’invenzione d’art’e scienza!
E’ sì un ritorno alle origini dell’arte classica della Grecia antica, così
rinata nel pensiero umanistico della mia allora rifiorente città natale
che tanti geni d’arte volle in un sol tempo partorire, mentre oggi si
celebra il ventennale della scomparsa d’un Mario fiorentin poeta,
sepolto in un cimiterino vicino alla medicea villa di quei cruscanti
che si affannano a difendere e così far vivere la lingua che anch’io
sto proprio cercando di perpetuare, ma senza giammai strafare!

Cercavamo il bene e solo il bello trovammo, in quest’ora buia per
la umana vicenda troppo fatta di guerre architettate, combattute
e sempre perdute per il nostro travagliato genere umano, ove la c.d.
poesia civile ben poco può fare, se non testimoniare il proprio tempo
fatto d’orrori ma anche, epper fortuna, ricordato coi suoi splendori!

Abbasso la retorica, sì, ma viva la memoria storica dell’artistica
bellezza imperitura, quando l’epica sol nella buddista pietas può
sublimarsi, per una giusta pace interumana e non meramente
internazionale! Superare ogni nazionalismo, sovranismo, supre-
matismo da dissolvere nell’umano universalismo ucronico oltre
che utopico. Le tre Pietà di Michelangelo, nel loro evangelico mes-
saggio, sempre vive sono e saranno in tutti i poeti poetanti, non
importa a qual luogo e/o tempo possano essi appartenere in es-
pressione tanto in apparenza caduca quanto eterna, se la costru-
zione di un habitat comune sarà globalmente accettabile da chi
ci deve vivere nei contributi di tutti e di ciascuno di noi al di là
delle diverse etnie e civiltà!

      MARCO MARIA ELLER VAINICHER (www.marcoeller.com)