LA DOLCE MUGNAIA
(Die Suss Mullerin)
Colei che i dolci mi porge
finalmente si fa da me notare,
quale donna da saper poetare
per quel momento senza prescia
che stamani viviamo in
vigilia d’assoluta fest’estiva.
Dibattiamo sul dolce da scegliere,
se grande di mela o piccolo di ciliegia?
E son crostate quotidiane, non
certo stantii crostini miserini!
Vorrei tanto soddisfarla nella sua offerta
“sol per me” dichiarata di più grande melata,
ma mia prima occhiata m’impedisce di seguirla
e con lei mi confesso della varietà tant’amante
fin’a narrarle mia predilezione per l’attimo fuggente
nell’incontro femminile, che tuttavia tante gelosie
suscita nei maschi fidanzati delle mie poetate.
Sarà ella una mugnaia o una fornaia, forse una
fioraia che mill’emozioni saprebbe cogliere?
Tuttavia per me suo ruolo non conta, come suo
nome federiciano che tanto m’intriga. Eppur
mi rammenta bellissimi incontri, fin da quando
in mia Fiorenza andavo a via La Farina a prender
la merendina da giovanissima garzoncina bionda,
ch’eppur pochissimi anni fa seppi essere ancora
solinga, la segret’impalmata per sempre
perché mai biblicamente da me conosciuta.
Siam laddove il tempospazio s’annulla e nel
piccolissimo come nel grandissimo s’infinge
in nostro gran cuore, che vince e rivince le ore.
Quella Federica di ventott’anni dichiarati (e a
novembre ventinove, secondo il principio di
mamma mia verso eterna fanciulla signora che
poi più età non avrà) si mostr’a me nel dolce biondo
di sua mossa capigliatura sul bianco pallido di
carnagion diafana, che mio malgrado quasi
Madonn’amata evoca, divin figlio poi generante…
Così la musical figura lei ridisegnante di Schubert
trionfante potrà coniugarsi in un nuovo lied, noi
beante senza mai possibil consunzione alcuna.
Marco Maria Eller Vainicher
(14/08/2019) |