JENNY DEI PIRATI

È una vera “Sweetness” la compresa e imbronciata
angloindiana ‘principessa’, lievemente arcana,
che, con suo terzo occhio fra le sopracciglia
a serpentello disegnate in modulazione piena
e musicale, mi concede suo sguardo appena
corrucciato.

Fiorente musa neanche ventenne, che alla parola
“esoterico” associa le scienze occulte, ordunque
la magia nera, mentre chi scrive il percorso
iniziatico alla nostra sconfinata interiorità
voleva indicare, come non da tutti percepito e
partecipato e da me col Tao tentato di percorrere,
in iniziazione e prosecuzione esentante, non in
reincarnazione e sofferenza ulteriore in pesante
prova karmica.

Splendenta figlia di Maharaja, che da mia
Inghilterra tu provieni e divieni, in amore per
il “Fashion Design”, ed ora riconvertirti dovrai
per poter soddisfare tua vocazione solo
interrotta ma non corrotta.

Jennifer dagli occhi limpidi azzurro-chiari e
trasparenti, dai tratti angloitaliani oltreché
indiani, per me anglofiorentino possiedi il
fascino della familiar bellezza esotica e
patriottica in sorprendente parlata eoliana
perciò siciliana. Sei una pittura e una scultura
semovente dunque fantasticamente animata e
sempre mutante, novella Galatea che il tuo
Pigmalione in me potrai trovare com’io in te
l’opera d’arte più grandiosa e radiosa che potrò
immaginare e realizzare.

E per te Jenny vicino è l’apice dei vent’anni
che io per tre volte ho compiuto in “Gemini”
e tu fra poco in “Scorpio”, preziosa scorpioncina
che di gioielli con Emy fattrice sei la vicina
dispensatrice.

Sì Jenny, il formidabile personaggio di Bertold
Brecht con Kurt Weill tu mi ricordi, che coraggio
da vendere aveva ed era di una gran genia dei pirati
in quel di Mahagonny. Quante fantastiche
associazioni, quanti mondi di rivoluzioni e di
fiabe d’amore ed anche, ahinoi, di dolore.

Potrei per te inventare e narrare perché meriti
l’attenzione di chi sa creare per te una vita
palmare d’artista, dato che sai disegnare di
vestiti e di stiliti inmodelliti grazie a tua
fantasia, che ancor debbo meglio conoscere,
ma che già si esprime dal tuo terzo occhio,
applicato con adesivo delicato nel punto di
te più superbamente estetizzato ed incantato.

Non perché tu non abbia altre fantastiche
prerogative, come spalle e decolleté da sballo
per l’evidente turgidezza di tuo seno pieno ma
tanto ben proporzionato e da tuo abbigliamento
solo in apparenza occultato, bensì esaltato.

Però la tua fisica avvenenza (ier sera da me
scoperta) nasconde nella sua evidenza, mia
cara Jenny dei pirati, il meraviglioso mistero
- bianco e non nero - della tua struggente e ancora
un po’ acerba femminilità, che in sua metafisica
superiorità non può che possedere la maestosità
e la sublime cangianza, come te mia immaginata
principessina e maestà, del mare eoliano cuore
del Mediterraneo e di sua caleidoscopica civiltà,
che ben tre continenti bagna con l’Atlantico in
stretta comunione (ma dove sono il Mare del
Nord e l’Oceano Indiano?)

Marco Maria Eller Vainicher
(14 agosto 2006)