INTENSITÀ         

Una bellezza di volto
così intensa e sofferta
forse mai l’ho potuta
rimirare, come in un mare
d’inquieta consapevolezza
che tuttavia conosce l’ebbrezza
dei più grandi e profondi sentimenti.

Ed è di una semisoprano italo-germano
(qual io son e fui)
questo metafisico e melanconico
sorridere, pieno di ricerca
per il senso di vita: da vuota
Vienna fuggire per a Roma arrivare
e forse edificare propria vita
su canto e musica, come vibrante pietra
preziosa di energia sottile superdotata
e tanto in sapienza intagliata.

Il colore di quel viso è nobil-
perlaceo, come la persona:
gioiello di natura vivo e discreto
in un’attraenza tanto più profonda
quanto dissimulazione asseconda.

È il fascino del vissuto senza risparmio,
della stanchezza stremante d’essersi
troppo consumata e mai appagata
d’arte un poco stralunata, perché forzata
da disciplina d’impegno supremo
nella vocalità melodrammatica.
È la sensazione d’una giovane donna
che decide ciò che pensa e fa
del suo sottinteso un vero beninteso.

I tratti asimmetrici di quel volto
son ben lontani dalle bisettrici,
ma a geometria variabile e così
da pur gran pittore irriproducibili,
fin quasi capaci di prendere tutta
la fantasia dell’insaziabile.

È una creatura in grado di afferrare subito il poeta
e di far cantare i suoi precordi più ricolmi
di ricordi del bello e dello struggente d’adolescente
e seducente, così le propongo “A Barbara…”
per il suo nome, che nel cognome anche un
grande storico dell’economia mi rammenta,
come il “Dosso”, testo dominante
in quel dell’Mit centro tonante di
sovrana ortodossia comunicante,
verso la quale fui sempre dissidente.

Barbara, oh gran delicata,
intimamente la mia anima è stata toccata
eppure ci siam detti due parole
e scambiato il minimo per ritrovarci,
con me a fare il superiore perché
perturbato da quel tuo finissimo pallore
su volto incredibilmente cubista:
son rimasto preso da tua espressione
insieme adulta e bambina
ed eternamente femminina.

Tu bimba d’amore, come viola d’amore,
ti sei protetta ma ti sei esposta
con un ultimo luminoso sorriso
e forse la mia poesia ti darà la chiave
per diventarmi amica, ma d’arte e di cuore.

Marco Maria Eller Vainicher
(8 gennaio 2005)