A CATERINA ALESSIA

Una singolare simmetria espositiva
m’ha fatto percepire il senso artistico
di tale operazione: erano i quadrati
pieghevoli blu lucidi coi programmi
mensili della Casa del Jazz, posizionati
sul tavolino d’ingresso in quel luogo
di musicali delizie, quali tasselli di
un caleidoscopio secondo geometrie
variabili, quasi fossero in una sintesi
da Rythm & Blues.

Una mano pittorica aveva ordinato
quella piccola festa per gli occhi: come
non chiedere all’hostessina più vicina
chi ne era stato l’autore?

Ma era proprio lei! Sì la fresca e
sorridente fanciulla dal doppio nome
russo imperiale e dagli occhi cerulei
su quel volto espressivo, incoronato
da fluente capigliatura color mogano:
era lei l’autrice in simpatia immediata
e per me soavemente ispirata!

Tanto sveglia e pronta, la ben fiorente
virgulta, disinvolta ed educata, con fare
appropriato e ben calibrato m’avrebbe
subito confessato d’amare le estetiche
simmetrie compositive e forse trasgressive
rispetto al consueto modo di ammonticchiare
quelle patinate stampe illustrate.

Così ci saremmo subito intesi su quella
semplice intenzione architetturale, lei
minuta figura riflessiva ed io, ben
maturo uomo di scienza e di poesia.

Poi ci saremmo rivisti dopo qualche tempo
riconoscendoci a prima vista e ricordando
nostro primo curioso incontro. Ci saremmo
così donati la nostra reciproca attenzione e
quando poi lei avrebbe indossato quegli
occhiali da assorta lettrice, che l’avrebbero
porta al mio sguardo quale “Femme Fatale”,
ecco che avrei dovuto per forza dedicarle
un mio poetico pensiero per mai scordarla
bensì immortalarla!

Lei che studia la lingua francese qual sua
lingua del cuore, son sicuro che apprezzerà
e quel che sarà, sarà quando il rivederci accadrà.

Marco Maria Eller Vainicher
(21/04/2010)