HO VISTO UNA LIBELLULA?

Era un’esilissima e flessuosissima
adolescente bionda, evanescente,
che svelta camminava e con sua
amica beata conversava per via Candia
in quella calda serata di prim’estate.

Era sì sinuoso e delizioso quello splendido
corpicino di ballerinetta classica su sue
dritte e perfette super gambette bianche
perlacee e affusolate e ben tornite, dai
polpacciotti e cosciotte appena arrotondate
che erano assolutamente attraenti e delicate
la sua virginale avvenenza, benché intoccata,
da tutti i maschietti, vedenti e non, sempre desiata.

Eran forse sol e soltanto quelle magnifiche
leve in femmineo movimento fatato ed elegante,
qual steli di fiori assenti e presenti a rallegrare e
incantare mia vista da innamorato ‘genetista’ che
vede tutte le creature quali straordinarie figure
della primigenia, cosmica bellezza?

No di certo: va aggiunto, ai larghetti fianchi di
superba armonia dotati, il suo vestitino frou frou
di voile, in minigonna da tutù quasi trasparente,
sotto corpetto grigio scuretto per seni appena
pronunciati che me la rende un confetto tutto
da succhiare, con svolazzi di mio costume da
papavero in rossa carta crespa, io bimbo seienne
dalle suore di Nevers a recitare per l’annuale
super saggio finale.

E poi che dire della sua andatura sicura per incedere
elegante, che mi colpisce per immagine eternamente
itinerante, angelica ed intenerente, tanto da fotografarla
mentalmente e così renderla senza tempo e senza luogo
ricorrente ogni qualvolta la volessi evocare e così, forse
temerariamente, quasi adorare…      

Marco Maria Eller Vainicher
(24 giugno 2006)