EFFRIN
In giro per negozi, una passeggiata
accaldata, poi decido di ritornare
dove si vendono i capi più fantasiosi.
M’accoglie una simpatica ragazza di
colore e dal fascino orientale: eccome se
ti avevo notata. Eccome se mi eri rimasta
scolpita appena veduta ma, ahinoi, ben
protetta dal tuo gradevole fare professionale.
Poi una mia apertura sulla poesia
ed ecco che, noi nominando Napoli,
aggiungi al nostro discorso il tuo sorriso
così aperto e un po’ sofferto... Sento
la giusta vibrazione del tuo animo
quando ti chiedo il nome che affermi
unico al mondo perché sintesi di
tuo babbo e di tua mamma.
Così divieni tenera, Effrin, subito mi
dici di tue sofferenze interiori, da sei
anni in Italia col tuo buon italiano.
Chissà che non ci rivediamo, ed io
ad intessere un dialogo poetico con
la tua arcisensibile persona. Già, sei
proprio bellina, mia ‘musina’ Effrin
che sembri una ragazzina dolce ed
espansiva, con me quasi giuliva.
Aspetterò tua missiva e forse ti offrirò
mia semplice familiarità procliva, ché
tutti noi cerchiamo un affetto diretto
e protetto dai sentimenti più schietti.
Già, ami il canto (e l’incanto) con la
musica che l’accompagna e permette
il cuore di sostenere: “Sursum Corda”,
bella creatura pura…
Marco Maria Eller Vainicher
(23/07/2007)
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