È SOFIA!
(coi colori di mamma mia!)
(5 settembre 2013)
Fu dura, troppo dura con me
che a Sabrina aiuto chiedevo e
senza neanche apparir di vedermi,
perentoria ad altro impegno l’appellò!
Fors’io troppo me la presi e la sua
gran beltà scoprendo, di Turandot
spietata e gelata la rimproverai. Ecciò
ben sapendo di suprema mia conoscenza
in ella ascosa e di scienza segreto massimo,
per poter poema come teorema architettare
e d’inafferrabil amor dotar-baciare. Quasi dalla
più alta e vera fortuna sempre impalmato,
e a perdifiato, il poeta super ispirato!
Già le dissi che certo anche lei pur bella
era e che, sebben maschietto fossi (ed
alquanto attempatotto) forse più profonda
sensibilità di femminella aver potevo. E lei
altezzosa mi guatò per nulla leziosa, io
altamente risentito per sua sì apparente
insensibil’ ineducazione!
Volli così con Sofia, la bimba dai capelli rossi di
Tom Sawyer, mal pensare e di gran risentimento
me alimentare. Poi l’avrei in reciproco silenzio si
rivista, la stupenda ritrosa saggia, che a Sabrina
in mio ascolto s’affianca, con me che di filosofia
son pregno, da gnomico goethian poeta!
Fors’è travolgente passione? Certo dal gelo passammo
ad interrogativi silenzi, a sguardi rubati, a infingimenti
dissimulati, ed era qual gioco di nascondini quando da
bambini, epper conoscersi, al ruolo del dottore si giocava.
Sofia mai sorrider sapeva, ma curiosa mi studiava ed
io l’indifferente facevo, edotto in verità su sua particolare
sensibilità da buon collega che di mia sanguigna passione
occupar si doveva... No, esser me stesso, e tanto con
astanti esternarmi, per lei costringere ad ascoltarmi,
per a lei in verità segretamente presentarmi in simpatia
d’altri e di grand’esperto farmacista usando.
Gigioneggiar è l’arte d’intellettuale vero e sincero ed io lì
con lei a d’ascolto distanza ero! Qual migliore occasione
per donarle la spinta per nuova idea di me farsi e suo
indulgente interesse per me costruirsi, nella noia di
contatti sol fatti per farmaci propinare a macchinetta?
Così se ier ahinoi non mi fu dato di vederla, stamani con
i suoi magnifici capelli sciolti mi fu permesso di ritrovarla
e così d’assolverla in sua bellezza naufragato!
Al meglio di me medesimo mi sarei coi suoi colavoranti
espresso, sempre a lei segretamente rivolgendomi e nuova
farmacista bionda in apparenza corteggiando per poi poter alludere a segreta musa ispiratrice, la mia preferita da
lasciarla basita per mio commento a sua puntutaggine,
sì per me tagliente, da renderla per me così attraente e
finalmente seducente.
È stato quel gran dolce sorriso approvante e tutto intendente
a darmi gioia profonda d’esser stato capito, dopo averla
perdonata e profondamente riconciliata.
Noi già ci siamo innamorati, poi litigati, congelati e infine sul
serio in “understatement” veramente amati, la musa Sofia e il poeta Marco, che giammai si saranno lasciati: almeno negli
auspici di Mnemosine, la mamma che con Zeus su isola felice tutte le fonti d’amore concepì! Eros, Filios, Tanatos? Non solo
di filosofia, ma di ‘erosofia’ son io or impregnato e sogno di
mai a ‘tanatosofia’ cedere, per lei poter sul serio possedere
e ripossedere come ora che in lei mi fingo e in sua per me
sempre virginea fonte materna mi bagno!
Né mai più mi lagno per sua sopraffazione che così
follemente e ineducatamente me la presentò, con la
perfetta Sabrina a, e senza sua volontà, abbandonarmi
in sì apparente mortal abbraccio, oggi ridente, tanto
da in spiritual abbacio me ribattezzar.
Anche se già è avvenuto, quanto tu Sofia m’hai con te
rapito, nemmai per il poeta nostro amor potrà esser
finito, anche se all’infinito ribadito e dalle armonie
celesti scandito a perdifiato!
Ciao, Genia Sofia, son tuo genietto Marchetto, il
Diavoletto! A te sempre di rimpetto!
Ho voluto credere che per me i tuoi finissimi fili
di capelli rossi ti fossi voluta sciogliere, stai pur
tranquilla che tu per immortal tempo m’hai
appassionatamente sc(e)iolto e tutti gli iniziali
dissapori hai per sempre dissipato e in evanescenza
giustiziato! Viva tua creaturale beltade originale,
dall’increato generata! (Insomma più divin umana
che uman divina per nostra e mia meraviglia stupefare!)
(18 settembre 2013)
(Da sua voce singolare, verrò poi a sapere che mia Musa
proprio greca è, qual Afrodite universale perché da vera
poesia cinta e aureolata, qual’io l’innalzai a dea generatrice
di sua beltà unica fattrice e qual Galatea da Pigmalione
inverata per perfino Raffaello in Rinascenza ispirare!)
Marco Maria Eller Vainicher
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