D’EMY
(D’ENNA)

Salivo quelle scale lunghe del Liparota
lungomare di marina corta dirette alla
chiesetta di San Giuseppe da oltrepassare,
era sera di ritorno al “giardino sul mare”
che ora m’è negato...
Vedo la tua svelta figura addolcente
vicino al tuo banchetto che di gioielli
d’ambra mi sembrava ricolmo.
Subito m’aveva colpito tua dolcezza
indicibile, tuo fare femmineo e riservato
da tanta saggezza sapienzato e così con
la scusa dei gioielli da te manufatti ti
confessavo subito mio interesse alla
tua persona sommessa.
Tu t’ingentilivi ancor più, Emy d’Enna,
dal nome bambino di caramella Elah
(lecca-lecca) col fare di generosa
ventunnene eterna accogliente, fanciulla
signora suadente e avvenente.

È veramente speciale il tuo modo di fare
estremamente affettuoso e riservato, da
Sicilia interna finemente mutuato. Nel
momento in cui scrivo una pioggerella
fitta fitta rinfresca di prima mattina la
mia idea di cercarti nel giorno a venire
per nostro incontro prezioso e delizioso
di gioia serena, in tranquilla passione
d’acqua e di fuoco, di terra e d’aria che
si inumidiscono nelle palpebre di nostro
sguardo comune, mia fanciulla piena
d’acume.

I tuoi lunghi capelli bruno-castani ti
fasciano lisci il volto affilato, ma il tuo
agile corpo esile rimane esaltato da
tanto tuo fare dinoccolato, quasi che
oltre ‘psicorefice’ tu fossi di giavellotto
campionessa come la massima poetessa
di nostra intera storia, amazzone sublime,
Saffo l’opime: “La luna in cielo splende e
io giaccio sola.”
Per noi non sarà? Lo spero già, lo spero...

Marco Maria Eller Vainicher
(5/08/2006)