CON O SENZA LA MUSICA? 

La delizia di un sorriso
e quel suo fare parigino,
come un non so che
del destino.

Una viola da gamba
col suo brano pieno e
carnoso di musica barocca
m’affascina nel tempio gioioso
di Via Giulia così prossima a
quell’isola impossibile di Citera
indefinibile ove iersera rimango
intimidito da tanta bellezza
fiorente ma anche attratto da
tanta dolcezza risplendente.

Ogni nostro sguardo è pieno
di sorrisi netti e decisi.

Vorrei parlarle ma è troppa
l’emozione: non c’è protezione
se nessuno c’introduce… Finché
per caso devo passarle accanto
ed è come un incanto.

Involontariamente e fuggevolmente
le carezzo la borsa chiara e
cicciotta come un’aranciotta,
ma mai le avrei parlato se non
interpellato per troppo animo
delicato: che momento sprecato!

Eppure anch’io son l’espositore,
sebbene in un ruolo minore, ma
non penso proprio possa essere
un’amica di Serena nella sua
diversa lena. Tuttavia riuscirò,
appena lei partita e dunque a me
sfuggita, a chiedere di lei così
gagliarda ma mai maliarda
nella sua semplicità d’eterna
femminilità.

Mi verrà così detto che Marina
è il suo nome per me ora pronunciato
in tempio musicato e prima con la mia
più antica amica Marcellina.

Chissà che non sia di buon auspicio
nell’attimo amicale, musicale e mentale
una nuova amicizia non puramente
sentimentale nè marginale.

Già m’ ha entusiasmato il suo interesse
forse subliminale per l’opera di Serena
fotografale ed anche un po’mia contestuale,
e quella gonna plissettata con le sue leve
così ben formate e di salute dotate che
vorrebbero sempre essere sfiorate?

Tutto quel muoversi di così sapiente
“charme” in quel franco sito, come la
sua parlata perfetta di mia lingua del
cuore, scoprendo poi che è invece romana
e del teatro forse un’attrice soprana.

Quanto vorrei conoscerla e parlarle per
dimenticarle, le mie disperate depressioni,
in un dialogo affettuoso e rispettoso di
tanta beltà e d’ intelligenza in lealtà…
Eppure è soltanto un’apparizione che
m’intenerisce tuttavia…

Chissà se Marcellina riuscirà a
convincerla che sarebbe interessante
l’incontrarmi senza ch’io cerchi di
corteggiarla o d’importunarla.
Deve aver avuto storie brutte se
mi vien detto che è proprio dura,
chiusa e in quel senso immatura.

È una bella sfida alla mia anima insicura
ma anche sempre pura, come questo mio
comporre che mi rasserena e mi pone in
intima armonia con la beltà, oltre che di
Marina, della musica divina che in questo
momento viene interpretata con straordinario
portamento e mi regala il massimo
coinvolgimento.

Marco Maria Eller Vainicher
(9 ottobre 2004)