CON L’ALTRA NIVES, IL PRIMO BALLO!
Di verdazzuro vestita e con
delicata farfallina bianca fra
dita sue a me mostrate, Nives
mia per lei annunciata poesia
attende: scopro all’istante che
lei mi si presenta qual, in mia
fantastica fantasia, bimba
d’amore e memore che in sul
farsi dei miei tredici anni con
sua vestina setosa e velata, che
adagiata sul divano semplice e
nudo d’indefinito colore, quasi
per esaltare quella da lei indossata
e a me svelata, invito primo a
nostro ballo in avvenenza sua
e per nostra gioia placida attende.
È certo la più bella di mia scolastica
classe per terza media appena compiuta
e archiviata ed è la più da tutti preferita
poiché sensuale e di piene forme sinuose
e d’un genere che mio genio esalta.
Poi arriverò a sull’autobus a casa
riaccompagnarla, ma intanto nostro
accorato primo ballo ci sarà donato,
col placet di suo chissà se ipotetico
fidanzato.
La piccola vera di Nives
altera inanella sue soffici dita che
m’abbracciano da vere creature sincere,
mentre danza d’adolescenza conduco
per lei in poesia di sentimenti forse austeri
ma imperituri in sublime gioco di muse
passate e future.
Il primo amore è sempre l’ultimo e
l’ultimo sempre il primo, mentre iniziatico
ballo a lei stretto ridanzo e in mia vita
terrena avanzo: nostre dita s’intrecciano
mentre i corpi nostri sempre
più s’avvicinano, fino a fondersi in simbiosi
con quell’unione cosmica che sempre
insieme ci vedrà e rivedrà per sempre.
Si celebra un alto rito di ricongiunzione
delle due camene pure, in mia immaginazione
fra i lor tredici e i ‘cent’anni’ che piccolo
poema, senza né tempo né logo di fisico luogo, è.
Poesia genera e rigenera poesia, sempiterna
memoria di soave allegria, e per sempre così
sia in sconfinata gioia ricreativa
ed agnitiva, non empia ma pia!
Marco Maria Eller Vainicher
(18 luglio 2013)
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