CANTO PER ANNA
(La sublimanna)

Piccola Anna già così
grande e sempre vitale
nei tuoi sogni neonati,
nelle tue intense poppate,
dai tuoi genitori così adorata
e da me, che di tua mamma
Serena son babbo incarnato,
ora perfino poetata…

Piccola Anna, chissà - mi chiedo -
quando potrò io dirti questa mia
e tu leggerla per serbarla in
cuor tuo, genia primigenia
che già la vita di tutti i tuoi
avi più immediati e mediati
hai saputo mutare, con tua
formidabile presenza fatta
di tranquilla avvenenza, se
l’attenzione di tutti coloro che
t’accudiscono e t’incontrano  
ovunque tu sia, a casa o per via,
hai rapito con tuo dolce sorriso,
coi tuoi pugnetti chiusi che fieri
afferrano ogni spinta di vita.

Piccola Anna, che porti il nome
palindromo di mia nonna, nata
nel tuo stesso primo mese dell’anno
e che fu per me la donna più amata
in mia vita travagliata, ora potrò vederti
crescere e pian pianino schiudere
i tuoi occhi al mondo per costruire
il tuo mondo con mamma Serena
e babbo Giulio in visibilio. Poi gli zii,
i nonni, i cugini, e così la stellare
composizione di una gran galassia
affettiva che genererà nuove
costellazioni e così via.

Piccola stella portatrice di luce e di nuova
energia, quando questa mia sarà per te
leggibile e comprensibile chi ti scrive vorrà
aver già giocato tanto, tantissimo con te e
il tuo mondo di fiaba grazie ai sogni di poesia
che tu sempre saprai ispirarmi.

Ciao Anna, benvenuta nel massimo d’accoglienza
di prima infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità
e (mia) senilità?

Marco Maria Eller Vainicher
(10/02/2008)