UNA VERA TRASFIGURAZIONE
La luce si sta attenuando per l’ora avanzata
in questa gelata giornata di primavera ed
entro titubante ove forse Yohana rincontrerò.
M’appare quasi spenta, per me irriconoscibile,
in quell’ambiente oramai di luce privo ov’ella
vigile lavora per seguire sua d’arte esposizione.
Poche parole per promettere di consegnarle
mia prima per lei poesia, dopo la visione del
cubano film che già si sta nel sottosuolo proiettando
e così constato l’affievolirsi d’ogni mia emozione
rispetto a quando, in quella stessa galleria,
iniziavo a comporre per verso mia persona
raffrenarmi da troppa spinta d’entusiasmo.
Poi risalirò e quel testo le darò, ricevendo
un sorriso cosi aperto e luminoso da
donarmi la sensazione che in lei mia più
vera poesia possa rispecchiarsi ed insieme
ci conduca al più felice dei cosmici voli,
mutando in splendida armonia nostri
stati d’animo prima tanto dubbiosi.
Metafisica illusione o profonda percezione
di aver suscitato felicità in così bella persona?
M’appare singolare, ma è come se sempre
Yohana avessi conosciuta in sua nuovamente
splendente bellezza insieme sorprendente
e atavicamente ritenuta, posseduta, avuta,
avita ma rinata: sento che c’è fra noi
comunicazione, attenzione, scorcio di prospettiva
e così mi congedo lieto, nuovamente
entusiasta.
Uscendo mi si presenta così la meraviglia di
un cielo tersissimo e azzurrissimo, di quella
intensità che solo la pioggia, prima incessante,
ed il sole, oramai assente, hanno infine creato...
È la grazia di Yohana, nella sua silente
ma non del tutto respigente reazione
a mia pioggia poetica, che ci ha permesso
di far vivere in un tenuissimo filo di seta fatata
la nostra vicenda poetica. Già questo
scrivere nella settima di Beethoven, ora da me
ascoltata e proprio per lei scelta e pensata, mi
dice di sì come se la notte fosse il dì!
Marco Maria Eller Vainicher
(20 aprile 2012) |