UN’APPARIZIONE

Una fanciulla bruna
con sguardo intenso mi fissa
interrogativa e parla con i suoi
occhi che tradiscono un po’ di
mesta curiosità. Forse vorrebbe
parlarmi ma non profferisce
parola, mentre io inforco la
mia bici nell’atrio dell’
Accademia d’Ungheria.

Poiché ella non distoglie
il suo sguardo dal mio, mi
decido a rivolgerle la parola
e le chiedo che cosa la spinga
a fissarmi in quel modo.
È in piedi, immobile dopo
aver assistito a un mio
intervento sul ’68 nel quale
non ho voluto dire il mio nome,
ma soltanto la mia storia,
riservandomi di dare le mie
coordinate a quattr’occhi,
se richiesto.

È come l’immagine della
ragazza parigina che, con una
bandiera sulle spalle, inneggia
al maggio ed è l’immagine
della vita sulle barricate, della
volontà di fare la rivoluzione.
“Facciamo l’amore e non la guerra”.

Sì è amorevole, assetata di conoscenza
quella fanciulla che vuol conoscere
il mio nome oltreché le mie imprese
ed il mio espediente retorico l’ha
oltremodo intrigata, affascinata.  

Così subito le do gli estremi del mio
sito e poi arriverà il suo ragazzo:
la giovane coppia mi indurrà ai
ragionamenti più liberi e sinceri,
a confessare l’importanza dei valori,
delle passioni, degli ideali, dell’anti
autoritarismo attraverso le generazioni
ed i tempi della storia, personale e generale.
Sarà una mozione d’affetti, uno scambio
esistenziale tutt’altro che banale.

Senza passione non c’è ragione,
senza il bello non c’è il buono,
senza pensiero non c’è azione,
ma senza il rispetto per la pratica
al primo posto non c’è rivoluzione.
Così come senza rispetto per le leggi
della fisica non ci può essere metafisica,  
pensiero e filosofia alcuna.

Addio! Bella apparizione…

Marco Maria Eller Vainicher
(4 dicembre 2008)