TUTTI I SENSI DEL ROSA (O DI ROSA?)

In un ben curato giardino
vedo un tralcio di rosa che
s’arrampica alto, beato e
ridiscende a cascata quale
delta di gran fiume rosato
sulla facciata d’una casa
quasi rosa pastello.

Anche la sua resina rappresa
è rosa: ogni sua linfa di vita e
finanche la scagliosa corteccia
sono rosacee, nel bianco pallido
rosato delle sue rose ‘maggioline’,
fiorenti e rifiorenti in lor vitale
rigenerazione ‘ultrasettembrina’.

“La Vie en Rose” mi risuona
in testa e supera in umore la
mia aria prima un po’ mesta:
rallegra percepire tutti i sensi
del rosa, che non sono solo un
fiore o un colore, ma una speciale
disposizione dell’anima...

Sarà Viviana vestita di rosa o Letizia nel suo
rosa golfettone d’angora, Rosaria o Rosa(munda),
Rossana con Rosanna, Annarosa o Rosangela,
Rosaura, Rosalba o Albarosa, Rosetta, Rosina,
Rosalia, Rosy con Rosita o Rossella con Rosella,
nella perenne rinascente bellezza d’universo
femminile, a cogliere e coniugare questo mio
unico stato d’animo da tutte le rose del mondo
sempre allietato e tanto in poesia elevato?

O forse, se tale è il senso del rosa, non sarà
piuttosto quella Claudia Cotì canterina che,
grazie alla nostra napoletana canzone amorosa,
tanto afferrar mi volle - scrivendomi su sua carta
da lettere di rosa dipinta e intagliata, quale bimba
fantasticamente creduta innamorata?

(11 giugno 2006)

Finché, a Napoli approdato dalle Eolie,
ritrovandomi a Mergellina quel primo
di settembre, dopo tanta burrasca per Claudia
allora sofferta, salgo d’istinto verso Posillipo
(“di dolore tregua”) e riesco a lei lietamente,
quasi danzando, pensare e perciò scrivere.
Sono sotto una pergola d’uva rosata proprio
all’inizio di Marechiaro, con Capri davanti e
perfino il ‘claudiano’ Gragnano di mano sinistra
lontano, e getto mio sguardo sopra Pompei,
dopo aver abbracciato lo stupendo golfo
napoletano, di tante meraviglie albergo immane.

Isole e costiere son tutte circonfuse nel
sole immenso del vasto mare blu perso,
sotto il cono dominante (‘A Montagna)
del Vesuvio vago ambrato e mai, nelle sue
eruzioni, dimenticato per il rosso bruciato
pompeian colore, ovunque da noi immortalato
rispetto al più raro quarzo egizio che ho per
mia casa scelto ed è di ben più lieve rosso rosato,
perché così in animo ho voluto, cercato e sperato
per volteggiante mia vita futura, a tutte le Rose
del mondo in poesia dedicata.

E pensare che alla mia ‘piùvvera’ Rosa polacca,
che su mia porta di camera tengo appesa per suo
geniale dire anti-‘capesco’, mai dedicato m'ero:
sua figura con mia poesia ora congiunger riesco. 

Finché una sempre amata Roberta, storica dotata
e germanista per la sua germanità acquisita, di Lei
mia gran sempiterna Luxembourg Rosa memoria,
non pronuncerà ‘gentilforte’ profilo, sfidando il filo
dei miei ricordi di studi e appassionate letture da
studente permanente di tanta perspicuità crescente.

Ciao Rosa e Roberta unite, in mio personal intelletto
di cuore: amendue sempre potrò ‘ecco(n)me’ voi
condurre in mia immaginifica di pianoforte lettura!

Marco Maria Eller Vainicher

(Siamo al 9 settembre 2018)