SAPIENTE LUNA

Sapiente luna, luna sapiente
scrivere alla luce tua radente
in questa notte di novembre a Roma
sembra per me oltrepassare Leopardi,
quel Giacomo ch’ebbe bisogno,
com’ora anch’io ho, d’altro lume che acceca
nella sera chiara e fa cogliere solo il foglio
bianco di parole scure, impedendo di scorgere
la limpida nottata di soffusa e diffusa e diafana
e tersa e ardente e quasi turchina, compiuta,
luminosità. Brillano appena tremule, puntiformi,
rade, piccole stelle quasi fossimo in un mondo
senza universo, schiacciato dall’inquietante
metafisica di un’unica luce tagliente e onnisciente.

Ma là, oltre il profilo di colli e case e mura e tralicci,
per orizzonti ignoti che nascondono precipizi senza
fondo c’è come una forza fatale che attrae lo sguardo
e permette d’afferrare l’assoluta sfericità del nostro
cosmo che ci farà volare sempre più in basso per
poter tornare ad arco di nuovo in alto all’antipodo
massimo per via del minimo.

Dà pace all’animo turbato d’amore
questa placida notte d’occidente,
sapendo che in quell’oriente di Sole
sarà il dì di mia fuga da arcigna megera
che con gratuità pari ad assoluta insensibilità
volle ancora tormentarmi in queste ultime fiate,
sorretta da figlia asprigna e perfin quasi belluina
se si pensa che si fece complice di un’aguzzina.

Solo trascoloro questo istante di pace che sa
d’incenso e sacri canti antichi d’infanzia,
mentre quasi s’acquieta la mia costante passione
per la stupenda varietà di femminil bellezza,
infinita spinta alla vita.

Marco Maria Eller Vainicher
(23 novembre 1999)