LE PAPERE DI CAMBRIDGE

M’accolgono, nel loro verde collare,
pronti, appena me visto, a decollare,
i germani reali che fanno coppia
con le loro paperelle sensuali e
volano insieme per planare sulle
acque del Tevere verdognolo.
Un appuntamento rimandato mi
spinge sulle rive di travertino
del gran piccolo fiume tiberino
e mi distende lo sguardo
verso i colli boscosi di pini
panciuti e di cipressi puntuti.

Un’apertura inattesa sulla svolta
del fiume fatale, che ai miei occhi
sembra scorrere, invece che verso
il mare, verso la campagna di Monte
Mario vieppiù Senario nello scenario
di prima primavera.

Filano sul fiume i canottieri
allenati non da ieri e le loro
grida incitanti sui remi filanti
accompagnano come colonna sonora
la mia improvvisata scampagnata.

Quei grandi viali, un tempo ben
verdeggianti, sono ora affranti
dalle inutili file di enormi
cartelloni rizzati per le prossime
elezioni. Cosicché i gran pezzoni
di carta, inultimente in quadricromia
stampati, staccatisi per il vento o mani
di stupidi vandali insani, svolazzano
per terra e amucchiano
spazzatura lercia e cenciosa.

Così è ridotta questa pretesa capitale,
anche in zona Mazzini speciosa,
per l’incuria oscena dei suoi
abitanti e dei servizi di nettezza
tanto inurbana. Che sensazione
insana d’abbandono del decoro
in un decadente paese che era oro!

Marco Maria Eller Vainicher
(14 marzo 2008)