LA VARIETÀ DELLE ALBE
(che sarà dei tramonti)
Sorprende l’occhio del poeta
incessante mutazione di visione
che offre questo mare ‘alicudaro’
in sua straordinaria combinazione
di tempi odierni e di passate o future
stagioni.
Stamani, sollevate sui mille metri,
sospese e allungate nubi prima
rosate, poi imbiancate, certo enfiate
popolano il cielo vuoi slavato vuoi
azzurrato a seconda della distanza dal sole.
In prima facie, su Filicudi sempre di favola,
una bella nuvolona da immagine sacra di
barocco soffitto absidale impediva al sole
di farsi vedere, se non per potente riflesso
marino ai piedi del massiccio eolino, che ora
si spande chiazzato dalla sospensione di
vapor acqueo sull’acqua marina, fino a
questa d’Alicudi fascinosa marina.
Marina limpida e appena mossa nei riflessi
di pescherecci e gozzetti bianchilluminati
e bordati di colori pastello per lo più bluetti
o rossetti, fino agli aranciati e ai rinverditi
strabiliati. Come strabiliante è stata da mia
finestrina quadrata la prima affascinante
allegra visione dello sguardo attraente della
creatura Maria, figlia quasi dodicenne dei miei
primitivi e giulivi ospitanti. Vedere Maria ed
affermare sua bellezza naturale senza età e
senza mancanza di fedeltà all’ideale più museale,
m’ha lietamente colpito e immantinente rapito.
“Quanto sei bella!” subito le ho detto con felicità
sua e della mamma Eleonora, che passa e spassa
su questo balcone ognora per le sue faccende
sbrigare nell’orto liminare. Maria bimba tanto
svegliallegra è e francamente divertente è il fatto
che i suoi genitori voglia difendere da possibili
imbrogli con la sua conoscenza, lei appena
compiuta la prima media, del valore monetario
di ogni servizio proprietario. Occhi grandi grandi
scuri d’intensità proprio significante da ninfa sirena
che tutto vede e tutto accoglie in sua generosa letizia
serena. Che gioia parlare con lei, già piccola donna
che vuole crescere ed è spinta a curiosità fantastica
per apprendere da grande a vivere. La prima creatura
umana qui conosciuta “Je vous salue Marie, pleine de
grâce” potrei averle detto in tutto rispetto, mentre ora
non so dove l’abbiano mandata i suoi in questa per me
straordinaria fiata.
Il sole picchia già e mi riscalda la schiena, per farmi
aspettare quel fastidioso catamarano che una
stizzosa tossettina mi controdona dalla sera alla
mattina. Come fastidiosa è una stagionata bibliotecaria,
certo educata e rispettosa ma abbondantemente
zitellosa che si intrufola coi suoi commenti da
maestrina con la penna rossa che corregge
componimenti, mentre ha i capelli rossi artificiali
e sentenzia sussiegosa senza essere richiesta, la
fumosa che l’ex consorte mi ricorda, nella sua sfida
di morte che sfida la mia sorte e tanto scrivere mi
fa, qual forte delicato poeta martoriato.
Marco Maria Eller Vainicher (Alicudi, 23 agosto 2006) |