LA SPLENDIDA MARINA
DI SANT’ERASMO A BONASSOLA 

Dalla grotta di cutter favoloso
sarebbe nato tutto: ed io la sera prima
non potevo certo saperlo! Finalmente
le mie emozioni mi restituiscono la vita
e la mia curiosità me l’allieta infinita…

Quelle foto dei miei cavalloni, la
Madonnina con sullo sfondo “Quella
natura che incanta i pittori”, uno specchio
di mare azzurrato e le montagne d’inverno
imbiancate, le Alpi marittime bianco celesti,
m’avevano catturato in quel caffè del Lungomare
dove avrei potuto ‘innamorare’ la figura di Miriam
“Pour toujours, toujours inviolée”, la quattordicenne
“À l’éternité féminine” monumento perenne,
qual Maria o la finissima Marina sempre indenne.

Ed il destino m’avrebbe graziato per successivi
episodi magici così intensi da sembrare
già vissuti e di sicuro capaci di farmi capire
che il venire oggi a Bonassola, per riti
e memorie affettive coltivate durante un
intero cinquantennio, è stata scelta fatale,
e dunque esistenziale, azzeccata quanto non mai.

Certo, avrebbe sempre potuto accadere, ma è qui
ed ora che passo la sera ritrovando quello
che Sasha “l’Indeborato” fotopittore chiamerà
“il mio buco” e posso così riassaporare su “la
spiaggetta” mia infanzia di fiaba, vivendo una vita
finanche doppia e plurale per esser singolare.

Piangere d’amore nuovo, anzi antico, per la vita,
e su quello scalino contro il portone verde ferrato
di tanto gigante sublimato, senza sapere che l’indomani,
e in sua sera, avrei potuto narrarlo a chi oggi fa vivere
quell’antro favoloso, superbo m’è sembrato.

Ho appena voluto assaggiare il limoncello locale,
dopo cena assai speciale d’acciughe del golfo
morbidissime in agropiccante con olive dulcamare
e topini di patate al pesto, quando il fotartista mi vien
presentato e sarà un incontro beato perché sarò da lui
invitato, dopo avergli letto con le due gentili fanciulle
al suo lato mia palpitante composizione appena generata,
ad un concerto che scopriremo, ahinoi, già terminato
in quel di Sant’Erasmo, tanto semplice cappelletta
di barocco decorata e per la sera illuminata.

E ciò grazie potrò parlare con Marina, la tenuissima
divina, che in somma gentilezza la domanda giusta
mi farà su ricerca d’amore e felicità che la poesia
autoeroticamente mi darà, quasi per potermi dentro
risarcire e ricostruire in preparazione di tanta
sublime e inusitata ragione.

Già Pascal forse diceva “Le coeur a des raisons
que la raison ne connait pas”, ma io oggi forse
potrei dire che i due luoghi simbolici di cuore
e cervello sono per me un sol uno gemello che
fonde tutto quello che può darmi felicità,
perché l’altro con me la riavrà. Questo è
l’amore della mente col cervello del cuore.

Mentre così penso, Marina mi ridona
l’incanto di un chiaro di luna più che
beethoveniano o debussyano. E sarà,
nella marina di Bonassola che è ai nostri
piedi, anche la memoria di mia congiunzione
di bimbo forse seienne coi miei genitori
in ammirazione di disco di luce volante,
che rievocar saprà, proprio là.

La parola tra voce e luce con
una tenerissima interlocutrice
alla quale racconto che quella
sera persino il treno ho fermato
in decisione emotiva ‘superrazionale’
per, e finalmente, obbedire a mia
intenzione logico-magica al di là di chi
col suo vocìo vorrebbe impedirmelo,
facendomi fare violenza su me stesso
per troppo tempo esercitata!

Sarà dunque una serata graziata
in cui eviterò (e finalmente!)
qualunque accenno polemico,
forse grazie alla mia speciale
compagna scrittrice, appena
incontrata, e alla quale questa
composizione in simbiotico
titolo ho potuto anche a lei dedicare,
perché fra le due marine mi son
potuto anche con me confessare
e, prima di Lei modificare, vorrò a
lei per prima saper presentare per
dire e ridire, così da nuovi affettuosi
pensieri concepire.

Marco Maria Eller Vainicher
(giugno 2005)