LA RICUPERATA PERDITA

Quella data fortunosamente repubblicana,
frutto di feroce sofferenza non solo partigiana,
m’obbliga a deviare un attimo il pensiero
mentre un piccione zoppicante atterra su mio
terrazzo dal vento sempre alitato: la memoria
umana è sovente come caos svolazzante fra cassetti
mal accatastati alla Magritte, privi dell’ordinatore
comò che li sistema e li allinea, vuoi in verticale vuoi
in orizzontale, per permetterci di ritrovarci gli oggetti
memoranti e corpo e mente simbolicamente in unione
abbiglianti. Mi son perso la breve letteratura sul mio
fascinoso vaso panatenaico che solo soletto allieta
mia camera da letto e che dono del cielo m’apparve
con sue figurazioni di pugilatori e lottatori. Così mi
recherò al gran museo di Villa Giulia per ritrovare
quella carta ‘cronotopografica’, sulla quale sto proprio
ora scrivendo, e ricuperare copia della quale in mia
magione tropp’ abbondanza di reperti m’aveva privato.
Che goduria nel ‘biciclettare’ un romano percorso quasi
sgombro d’ammorbanti e inquinanti veicoli a motore.

Dopo la solita inaccoglienza burocratico-scocciata,
ecco nella bella tardo rinascimentale galleria incontrare
un arci simpatico trio d’avventori acculturati ed educati:
oltre a mamma padovana e babbo romano c’è figlia Laura
verso la quale subito Francesco (il Petrarca) mi sento. E
nostra conversazione scorre fluente e suadente, mentre
i biondi riccioli di mia novella musa incorniciano un volto
illuminato da sguardo profondo e deliziato in d’azzurre
chiarissime pupille, che tanto ispirano il mio argomentar
colmo di fantastici affioramenti e complimenti per
nulla ricercati e/o affettati. Tutto ciò alla memoria
avita, ma così ringiovanita, sovviene subito e in parole
dette si muta, con la bella Padova gentile che mi riapparirà
nel più elevato degli stili, ma prima che etici, estetici.
Cercherò le somiglianze di Laura, il suo evocarmi altri
volti assai intensi in ravvisamenti pieni di sentimenti.
Gioiremo insieme, la graziosa famigliola ed il
poeta, che mai si fece metter la tagliola.
Così d’affetto potrò circondarli e salutarli, per
proseguire a visitare la galleria vascolare, finché
non riuscirò a ritrovar quel perso libretto sul
quale sto in tranquillità componendo, dunque
rivivendo, sopravvivendo, vivendo, nemmai
morendo! Fors’è stupendo...

Marco Maria Eller Vainicher
(2 giugno 2015)