FRA LA VITA E LA MORTE

Cammino solitario lungo la linea di battigia
ove l’onda si spinge senz’avviso, io gettando
lontano lo sguardo verso il favoloso e misterioso
biancheggiante mare in tempesta che quasi non
s’arresta. È scrociante e incessante il rumore del
frangersi dei flutti che riempiono di nebbiolina
iodosa e lanuginosa l’orizzonte più lontano.

Il sole s’affaccia e si nasconde al di là delle nuvole:
è quel cammino lungo la linea di mare-spiaggia, il
Tao inafferrabile che porta al nulla o a sè medesimi,
al divino o al termine iniziale di vita terrena per
un’ultraterrena eterna anima sopravvivente,
ultravivente, sè vivente?

(29/05/2007)

 

              TRA LA MORTE E LA VITA

Sono di nuovo nel luogo di “fra la vita e la morte”
e quel momento assoluto è ora guastato dai profili
secchi e puntuti dei monocolorati ombrelloni chiusi
che, come tanti soldatini, coprono a mia vista la
linea mutante fra mare e spiaggia.

Ho appena consegnato la prima poesia di allora
alla fantastica Ilaria che s’è tanto emozionata per
l’occasione straordinaria, così da correre a nascondersi
per paura di con me parlare e troppo emozionare,
interrompendo la sua vita di tranquilla barista per
arrivare a coinvolgersi nella possibilità di reincarnare
in uno slancio di fantasia l’esistenza sua e mia. Sono
alti gli zigomi suoi e affilato il profilo degli occhi, con
un naso perfetto mentre il tizianesco colore di suoi fini
capelli corona la carnagione del viso appena punteggiato
da lievi efelidi di bimba.

Fanciulla-signora di Rinascenza tu mi sembri, ben
educata damigella dal pallore che si muta in discreto
rossore, appena accennato perché connaturato…
L’umanità è sovente ordinaria, non così la natura
che riesce a vincere ogni bruttura dall’uomo imposta
su paesaggio e meravigliosa creatura viva.

Anche oggi il mare è mosso a sufficienza per darci
l’afrore della sua salina essenza liquida sulla terra
sabbiosa. È un punto di confine che sprigiona una
nebbiolina fina fina, incantante la visione d’animo
perso e dubitativo: chissà che m’aspetterà nelle
prossime ore, so solo che il vento fresco di quest’ora
tramontante a spingermi ad andare chiedendomi se
questa vocazione così evanescente mi saprà aiutare
ad affrontare la gente senza che io mi debba più
incollerire né temere di soffrire o perfino di morire...

Marco Maria Eller Vainicher
(14/06/2007)