DAL PIRATA

Tempo di straordinaria varietà che i meteorologi,
forse peggiori degli economisti, chiamano
“instabile”. Vivaddio la sua cangianza crea le
naturalità più affascinanti di colori e di odori
obbligandoci a farne di tutti i colori, perché
mai capaci di prendere l’attimo fuggente in
una incompiutezza permanente.

Stamani, accaldato da tanto sole cocente, mi
tuffo in un bagno rigenerante e mentre mi getto
verso il fondo, riflettendo alle stupende immagini
del film “La Pianista” in sotto marina nascosta vista,
ecco che il tempo muta smentendo le regole di
comportamento prestabilito che son come quelle
della Chiesa accanto a casa mia (cattolica, apostolica
e romana) e che vorrebbe come peccato tutto ciò
che trasgredisce il suo dogmatico seminato di
compartamento e di comandamento. Ad esempio
contro il geniale onanismo che il cancro alla prostata
previene e la meditazione d’ogni religione che in
soddisfazione supera e mantiene, per non dire di
pillola che la concezione può favorire e non impedire.

Tutto di quei signori di ‘Gran Pretagna’ è innaturale,
secondo un canone ferale, quasi della più perfida
Albione immorale. Ebbene a ciò pensando, quasi
d’improvviso uno scroscio di temporale mi dà,
appena uscito dall’acqua di mare, una intensa e
forte doccia naturale che la salsedine mi toglierà
e un brivido mi concederà.

Così, oltre le nubi scure verso oriente di Calabria
assolata e soleggiata, potrò afferrare sul nostro mare
dall’indaco quasi notturno, sotto coltre di cirrocumuli
grigio cupo, il pervinca greco sublime di Rodi creduta
l’ultimo paradiso di terrestre mare e ora quasi superata
da tanto spettacolo da sempre amare in propria memoria,
che serba l’attimo fuggente ma mai fuggevole perché
notevole in mente permanente e sublimante da occasione strabiliante.

Come quella che ora mi trovo a vivere di fronte a
catamarano sui dodici metri e cabinato, mio amore
da quando sul Dart 20 ‘Danzando col Cat’ per
“Bolina”rivista scrissi e pensai. Questo Flash da
Roma viene ed ha la bassa cabina azzurra che ora
scompare in un blumare da sballo, il quale grazie
alla pioggia incipiente con rosa pastello oltre la
cortina diradante di striature carminio è illuminato
e strabiliato. Sono colori da me mai visti o immaginati
che il violetto fiorentino del giaggiolo toccano e sembra
un’immensa distesa di lavanda che incanta il pittore
con le parole, qual chi scrive fu ed è, grazie a dono
misterioso e fascinoso, come la natura generosa.

Penso al doppio scafo idealizzato che vorrei in
imprevedibile gioco col vento giocare ed amare,
per arcibimba condurre a gioire.

Un paio di messaggi m’hanno raggiunto,
speriamo che ci sia qualcosa di vivo mentre
due golette, una azzurra  e una bluette, osservo
in questo specchio di mare a me antistante che
sembra “Oltre lo specchio” di Alice ed è colmo
d’ogni natante vuoi stante, vuoi semovente, con
scie biancheggianti e strianti la superficie increspata
dal vento che “motefrefo io” chiamai per indicare
la varietà d’intensità del mare. Un altro catamarano
dal nome di Alicudi mi si offre alla visuale da ostro
a maestrale ed ancora un altro, bellissimo, zigzaga
per ormeggiarsi proprio a me di fronte, col suo nome
marinaro senza soprannome d’ordinanza, ma con in
compenso fregi di delfino volante nei suoi otto metri
filante.

Sembra che tutti i cat vogliano qui concentrarsi per
tentazioni darmi: tutto accade a caso perché nulla a
caso accade... e ricade!

Marco Maria Eller Vainicher
(13 agosto 2006)